L’incontro dei Ministri dell’ambiente del G20 di Napoli, inaugurato oggi dal Ministro Cingolani deve essere il momento in cui dare risposte concrete e lungimiranti alle incalzanti sfide globali che vedono l’emergenza climatica al primo posto. I recentissimi eventi disastrosi che hanno colpito la Germania e il Belgio sono solo alcune delle conseguenze catastrofiche di comportamenti irragionevoli e irresponsabili che devono cessare.
Tra essi il consumo di carne, con gli innumerevoli impatti ambientali e di sfruttamento delle risorse del suo ciclo di ‘produzione’, che ha visto aumenti esponenziali negli ultimi decenni, in particolare tra i Paesi del G20. Gli ultimi 50 anni sono stati cruciali: il Brasile è passato dai 2.12 milioni di tonnellate del 1961 ai 29.34 milioni del 2018, con una crescita del +1.284%. La Cina è andata dai 2.55 milioni di tonnellate del 1961 agli 88.16 milioni del 2018 con una crescita del +3.357% (dati FAOSTAT).
Se analizziamo l'intero ciclo di vita della carne, ovvero ne misuriamo gli impatti ambientali in tutte le fasi -otteniamo una misura chiara dell'assoluta insostenibilità di questa filiera: per il solo consumo nazionale annuo italiano parliamo di circa quaranta milioni di tonnellate di gas serra. Una quantità equivalente alle emissioni di tutte le centrali a carbone italiane, negli anni di maggiore impiego di quella fonte.
Solo il 3 marzo scorso, nell’ambito di una riflessione sulla transizione ecologica il Ministro della Transizione Ecologica affermava che “la proteina animale richiede 6 volte l’acqua della proteina vegetale, a parità di quantità, e allevamenti intensivi che producono il 20% della CO2. Allora modificando un modello di dieta aumentando le proteine vegetali avremmo un co-beneficio migliorando la salute pubblica”.
Il concetto di transizione alimentare, come parte fondamentale e ineludibile di una vera transizione ecologica, emerge dalle parole del Ministro, che si è contraddetto in momenti successivi, ma che riteniamo essere pienamente consapevole - anche in quanto scienziato - della necessità di un deciso cambiamento del sistema alimentare, per il contrasto alle visibili mutazioni climatiche, alla distruzione di ecosistemi e habitat e per garantire cibo accessibile e sostenibile per tutti. Non ultimo anche per gli 8 miliardi di animali confinati negli allevamenti intensivi.
LAV chiede al Ministro Cingolani di farsi coraggioso portavoce dell’ormai innegabile urgenza di una presa di posizione forte e decisa che favorisca la vera transizione ecologica, basata anche su un cambiamento profondo e ampio del sistema alimentare, che orienti produzione e consumi verso le proteine vegetali.