Organizzato dall’Accademia Nazionale di Agricoltura per 'informare correttamente i consumatori'.
“Carni rosse: economia, salute e società. Una riflessione” questo il titolo del convegno organizzato a Roma dall’Accademia Nazionale di Agricoltura.
L'’obiettivo era di “informare correttamente i consumatori e contrastare le fake news su temi di così grande interesse per la società”, tuttavia molto spazio è stato dato ai “benefici-stereotipo” della produzione e del consumo di carne.
I PUNTI PIU' PROBLEMATICI
“ La zootecnia non incide sul riscaldamento globale e si avvicina al net zero ”
Ci troviamo davanti ad un’affermazione negazionista: se questa affermazione fosse vera, l’IPCC non avrebbe indicato l’alimentazione 100% vegetale come quella con il più alto potenziale di mitigazione climatica, confrontandola ad un'alimentazione a base di prodotti di origine animale, che è invece risultata essere l’esatto opposto.
Inoltre, il 70% delle emissioni della filiera agricola sono da attribuire al comparto zootecnico, stando alle rilevazioni FAO, che produce massicce quantità di CO2 equivalente e metano (i principali gas che causano il surriscaldamento globale), oltre a causare gravi ripercussioni di acidificazione terrestre e inquinamento dell’aria.
Per avere una dimensione dell’impatto ambientale della filiera zootecnica, si pensi che le sole emissioni di CO2 attribuite alla carne di bovino, di pollo e di maiale, ammontano a 17 miliardi di euro all’anno di costi accessori che lo Stato, quindi i cittadini, si trova a pagare (Demetra, 2021 – “I costi nascosti della carne in Italia”).
“La fame di carne: una nozione ancestrale per l’uomo”
La trattazione del tema, a questo punto, prende una piega quasi mistica, grazie alle dichiarazioni che assimilano la produzione zootecnica a sacrificio ritualistico.
“Persino quando le società umane adottano le tecniche dell’allevamento, sottopongono l’accesso alle risorse alimentari animali a limiti e regole rituali”.
Per quanto possa sembrare “romantica” questa visione, definire che l’allevamento, di cui oltre il 90% di tipo intensivo in Italia, è soggetto a limiti rituali di condivisione delle risorse è non solo errato, ma ha il preciso scopo di far credere che mutilare, detenere in condizione di sofferenza e privazione e uccidere 630 milioni di animali terrestri ogni anno solo in Italia è in realtà un bonario rituale sociale.
Che un tempo, nella storia dell’umanità, l’uccisione degli animali allo scopo di nutrirsene abbia avuto questo ruolo è plausibile e sensato, ma allo stesso modo anche i sacrifici umani, la tortura e la morte sul rogo lo hanno avuto.
In una società in cui le fonti alimentari vegetali sono varie, accessibili e consentono un’alimentazione sana e bilanciata, condonare dietro feticci storici lo sterminio di miliardi di animali in vere e proprie fabbriche di morte è immorale e insulta, peraltro, le capacità intellettive di persone che ,che, se offerta loro una visione d’insieme e un’alternativa più etica, potrebbero non voler supportare un’industria fondata su interessi economici di brevissimo periodo che nulla ha a che spartire con una funzione ritualistica in alcun modo da incoraggiare.
“Fonte preziosa di vitamina B12 e alimento fondamentale in tutte le fasi della vita umana”
La necessità di prodotti di origine animale al fine di assumere tutte le vitamine e tutti i nutrienti necessari è forse il più famoso degli stereotipi sull’alimentazione. Uno stereotipo appunto, che portare, tramite le voci di accademici, in un convegno formale è imbarazzante.
La vitamina B12 è prodotta da batteri e archei, che vivono nel terreno, e la sua assunzione tramite prodotti di origine animale avviene perché i mangimi dati agli animali sono addizionati con integratori di B12.
Seguendo un’alimentazione vegetale la si può assumere senza rischio di carenze grazie a vari cibi arricchiti di questa vitamina e/o integrandola in modo autonomo.
Per quanto riguarda la “necessità” di prodotti di origine animale in tutte le fasi della vita, vi sono diversi studi che mostrano invece come le persone più longeve seguano un’alimentazione a base vegetale, analogamente nutrizionisti, pediatri e geriatri che confermano la sicurezza e salubrità dell’alimentazione plant-based sono svariati, sia nazionali che internazionali.
Di contro, studi scientifici e ricerche che dimostrano la connessione tra prodotti di origine animale e aumentato rischio di contrarre patologie come cancro al colon-retto, malattie cardiovascolari e patologie legate all’alimentazione (es: diabete o obesità) sono sempre di più, mettendo finalmente in luce non solo la non-necessità di prodotti di origine animale, ma anche i rischi sanitari ad essi connessi.
Lo studio, condotto da Demetra nel 2021, “Il costo nascosto della carne in Italia”, ben spiega queste correlazioni, traducendole anche in esternalità che ogni anno vengono pagate dallo Stato, per un totale fino a 37 miliardi di euro annui.
L’unico elemento di valore emerso dal Convegno è come sia, lo abbiamo già scritto in apertura, "necessario informare correttamente i consumatori e contrastare le fake news su temi di così grande interesse per la società”, peccato però che quanto detto all'incontro organizzato dall’Accademia di Agricoltura non abbia raggiunto l'obiettivo, sbilanciandosi a favore della lobby della carne e a discapito dei diritti degli animali e delle persone stesse.