Tempi duri per la carne. E non solo perché ieri è iniziata la Quaresima. Tempi duri per il latte. Tempi duri per gli allevamenti. Tempi di cambiamento delle abitudini alimentari e di coscienza, di come a tavola si scelga, oltre al nostro, il futuro del Pianeta. Vegani e simpatizzanti in aumento, ristorazione e grande distribuzione pronte a rispondere alle sempre crescenti richieste dei consumatori consapevoli e attenti.
Un sito sulle carni sostenibili, una campagna in grande spolvero sul latte e, proprio pochi giorni fa, una collezione di slogan e immagini, in bella mostra su apposite shopper, sui vantaggi della fettina. “Sì alla carne, piacere senza rischi”, recita il titolo dell’iniziativa promozionale di Federcarni. “No al colesterolo, no ai grassi, no all’obesità, no agli squilibri alimentari, no ad anemia e spossatezza”: affermazioni tanto generiche e imprecise da sembrare naif. Tagli di carne diversi, in immagini - come si dice in gergo - scontornate, cioè su fondo bianco, che vogliono essere rassicuranti e lontanissime dal “referente assente”, l’animale vivo e senziente, cresciuto quasi sempre prigioniero nell’universo degli allevamenti.
Insomma, ciò che appare è un attacco che a noi sembra di difesa. Un premio per le nostre battaglie di sensibilizzazione. Una medaglia con la quale fregiarci il petto, nel nostro cammino di tutela dei diritti degli animali. E non solo. L'alimentazione non è un semplice atto istintuale ma un atto culturale e dunque aperto alle possibilità etiche e di scelta: non dobbiamo dimenticare che il ciclo di produzione della carne trasforma grandi quantità di proteine vegetali in piccole quantità di proteine animali e contribuisce tra il 18% (FAO) e il 51% (World Watch Institute) alle emissioni globali di CO2. Da qui al riscaldamento globale e ai cambiamenti climatici il passo è breve. O no?
Paola Segurini
Responsabile LAV Settore Veg