Avevamo riposto molta attesa per l’uscita dell’Enciclica di Papa Francesco “sulla cura della casa comune”. Un Papa così coraggioso su altri ambiti aveva l’occasione, formale e sostanziale, per restituire un po’ di giustizia ai miliardi e miliardi di animali massacrati qua e là nel mondo, anche grazie a tradizioni cattoliche. Aveva l’occasione per concorrere ad evitare stragi in corso e future. Il sangue d’altronde, è dello stesso colore per tutti i viventi. E invece…
La delusione è grande, e per alcuni “ce lo dovevamo aspettare”. Un Papa che dice che non dobbiamo distruggere il Pianeta e le specie perché negheremmo gioia alle generazioni future continua a perpetrare la miopia, voluta, di un antropocentrismo meno forte di prima, ma sempre ben radicato. Antropocentrismo debole, ma sempre assassino. Un Uomo che continua ad essere al centro del Creato e che deve limitarsi fin dove può, altrimenti non sopravvivrà neanche lui. Un Papa che cade nel trito e ritrito luogo comune per cui chi si preoccupa degli animali non si preoccupa degli umani: “È evidente l’incoerenza di chi lotta contro il traffico di animali a rischio di estinzione, ma rimane del tutto indifferente davanti alla tratta di persone, si disinteressa dei poveri, o è determinato a distruggere un altro essere umano che non gli è gradito”. Parole gravi, scritte chiudendo volutamente gli occhi di fronte alla Liberazione Animale che pratichiamo, anche da vegani, come Liberazione di tutti i discriminati e gli oppressi, a prescindere dalla specie di appartenenza.
L’uso degli animali sempre possibile per il bene dell'Uomo e anche i cosiddetti eccessi (rispetto a cosa?) sono misurati sull’uomo - (cit.) "Ogni maltrattamento verso qualsiasi creatura «è contrario alla dignità umana»" – “Il cuore è uno solo e la stessa miseria che porta a maltrattare un animale non tarda a manifestarsi nella relazione con le altre persone”. Su sperimentazione animale, riprendendo il funesto Catechismo di qualche anno fa: "Benché l’essere umano possa intervenire nel mondo vegetale e animale e servirsene quando è necessario alla sua vita, il Catechismo insegna che le sperimentazioni sugli animali sono legittime solo se «si mantengono in limiti ragionevoli e contribuiscono a curare o a salvare vite umane» (...) «è contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita»". Insomma, con giudizio, ma adelante, proseguiamo…
E poi, per il resto, altro che “ecologista”: il Papa “per il bene dell’Uomo”, anche presunto, sarebbe disposto a far ricalpestare tutto. Chi se ne importa dell’esempio di uomini e donne di Chiesa che praticano quotidianamente il rispetto degli animali. Chi se ne importa di quel comandamento, “non uccidere”, senza specificazioni, sul quale Benigni ci aveva entusiasmato qualche mese fa con i Dieci Comandamenti in 4 ore di tv scavalcando anche Papa Francesco in aderenza alla realtà: "I diritti degli animali non sono un sentimento di poetucoli o di mezzi matti", "Dio dice che gli animali sono come noi, sono il nostro prossimo".
In 187 pagine dell’Enciclica invece gli animali sono citati, in quanto tali, solo 15 volte. Estrapolando qualche frase ci sarebbe spazio per un’esclamazione positiva. Ma legandole a quanto scritto prima e dopo si torna, come nel gioco dell’oca, al punto di partenza. Quello di un Francesco che non ha avuto, nemmeno, il coraggio di un altro Francesco vissuto oltre 800 anni fa.
Gianluca Felicetti
Presidente LAV