L' Unità d'Emergenza LAV continua la sua attività in soccorso degli animali colpiti.
Oggi raccontiamo la storia di Mila, una gatta di 18 anni. Mila e la sua umana abitano a Campi Bisenzio in una zona pesantemente colpita dall'alluvione. Le case, senza corrente né acqua potabile e le auto sono finite sott’acqua. Il peggioramento dei gravi problemi di salute della gatta avevano condotto al fissare l'appuntamento che avrebbe messo fine alle sue sofferenze. L’acqua però impediva alla signora di raggiungere autonomamente la clinica. Ci ha chiamati perché accompagnassimo insieme a lei Mila nell'ultimo viaggio. Per noi si è trattato di un'emergenza prioritaria, proprio come i tanti salvataggi compiuti in questi giorni, dove l’obiettivo è sempre quello di restituire dignità agli animali e liberarli dalle sofferenze.
Anche la diffusione della valenza importantissima della comprensione del dolore per la perdita di cane, di un gatto o di un altro animale è intrinseca alla nostra mission associativa: non lo dimentichiamo mai.
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LA PERDITA DI UN ANIMALE NON È UN LUTTO DI SERIE B
di Annamaria Manzoni, psicologa e psicoterapeuta
Il termine lutto si riferisce a quello “stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo che è stato parte integrante dell’esistenza” (Nuovo Dizionario di Psicologia, di Umberto Galimberti), stato psicologico segnato da vari livelli di sofferenza, la cui durata è difficilmente prevedibile e la cui intensità dipende dal grado di attaccamento a chi se ne è andato e anche dalle caratteristiche caratteriali e temperamentali di chi resta: si pensi per esempio come la fragilità dei bambini e delle persone anziane sia un fattore che rende inevitabilmente più gravoso il farvi fronte.
Proprio nelle maglie della definizione viene sdoganato il fatto che anche la perdita di un animale, un pet quale cane o gatto, ma potenzialmente te anche un animale appartenente ad altre specie, può innescare un periodo caratterizzato da depressione del tono dell’umore, nostalgia per chi non c’è più, pensieri angosciosi di solitudine, ritorno ossessivo di ricordi, a volte sogni ricorrenti e flashback.
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Insomma, una situazione dolorosa in cui pare andare perso il senso delle cose, che richiederebbe di essere affrontata con tanti necessari supporti.
Quando a morire è un essere umano, l’ambiente intorno, quello familiare, quello amicale, quello sociale, sanno per tradizione e istintivamente che vari comportamenti devono essere adeguati al nuovo stato delle cose: ci sono i riti (le condoglianze, il funerale, la sepoltura) che aiutano a ben definire il “passaggio di stato”, a dare concretezza a quanto è successo; e poi ci sono, auspicabilmente, la vicinanza fisica, l’accoglimento del dolore, l’ascolto empatico.
Ma alla morte di un animale non è riservato lo stesso rispetto né la stessa dignità conferiti a quella di un umano.
Si tratta di un dolore di serie B, negato o ridicolizzato, come ben inquadra l’espressione comune “Ma che? Ti è morto il gatto? “ tesa a sottolineare l’ingiustificabilità di uno stato d’animo sofferente in riposta ad un avvenimento considerato dai più di poco conto, bagatellaro insomma...
Di conseguenza chi è invaso dalla disperazione davanti alla scomparsa di un animale spesso non si sente autorizzato a parlarne per la paura, o la certezza, di trovare, invece della condivisione solidale ricercata, una minimizzazione che non potrebbe sopportare. Così, le emozioni represse finiscono spesso per restare racchiuse dentro di sé, a formare un grumo che toglie il fiato, che pesa e che fa male.
È ormai il tempo di prendere atto che i nostri amici animali hanno lo spessore affettivo di altre presenze umane; in alcune vite le hanno addirittura sostituite per diventare l’unico grande affetto.
Impronte - Magazine LAV - Ottobre 2023