Quando un'immagine viene giudicata di cattivo gusto e irrispettosa. E' stato il caso, qualche tempo fa, della campagna "shock" di Campagne per gli Animali e Associazione d’Idee che l’ha diffusa a Grosseto, che vede un bambolotto "fatto a pezzi" dentro la classica vaschetta in polistirolo utilizzata nelle macellerie.
Questo fu il commento del Sindaco di Grosseto, Emilio Bonifazi, riguardo alla campagna "Chi mangi oggi?": "Tutti sono liberi di manifestare le proprie convinzioni e di promuovere le proprie idee, diverso è invece utilizzare immagini violente capaci di provocare un grande impatto sui cittadini ma certamente prive di buon gusto. Giocare con il corpo dei bambini, anche se attraverso una bambola, è intollerabile e come sindaco mi sento in dovere di condannare un uso tanto improprio di uno strumento pubblicitario".
Alla luce dei manifesti di Coldiretti, Confagricoltura e Confederazione Italiana Agricoltori che mostrano in queste settimane un agnello sgozzato da un predatore, vorremmo sapere cosa ne pensa il Sindaco, dato che i manifesti sono stati esposti proprio nella sua città.
Questa pubblicità va in difesa degli allevatori, che rivendicano la possibilità di intervenire contro i predatori delle loro greggi. E' un messaggio mistificatorio che sembra quasi voler impietosire i passanti e far credere loro che, permettendo di cacciare liberamente i predatori nel loro territorio, gli animali dei loro allevamenti saranno al sicuro e potranno condurre una vita tranquilla. Mentre noi sappiamo che l'allevamento ha il solo scopo di trasformare l'animale in un prodotto per il consumo umano. E certamente la loro vita non verrà risparmiata, soprattutto in occasione delle prossime festività pasquali.
Sembra quasi che l'animale sottratto ad un allevatore per un incidente, che si sarebbe potuto evitare con metodi incruenti, faccia più compassione dei milioni di animali che dagli stessi allevatori vengono ceduti ogni giorno ai mattatoi.
Inoltre non è da sottovalutare il peso che questo tipo di manifesti possa aver avuto nell'alimentare un clima di insofferenza che ha portato, solo nel grossetano negli ultimi quattro mesi, alla barbara uccisione di una decina tra lupi e canidi. Le teste e i corpi esposti di recente esprimono chiaramente che alcuni allevatori vorrebbero arrogarsi il diritto di eliminare completamente una specie, tra l'altro protetta, dal territorio.
L'utilizzo nell’altra campagna di un bambolotto smontato, sebbene la modalità possa non essere condivisa da tutti, vorrebbe far riconoscere agli animali lo stesso diritto alla vita di un bambino, mentre il manifesto che ritrae un agnello morto, in questo caso, chiede di poter abbattere altri animali facendo leva sulla pietà. Può essere giudicato lecito questo secondo modo di fare pubblicità?
Valentina Di Sotto