Sono passati due anni da quel 28 aprile 2012, giornata storica che ha visto la liberazione, da parte di un gruppo di attivisti che sono riusciti ad introdursi nell’allevamento di Montichiari (Brescia), di diversi beagle destinati altrimenti alla vivisezione.
Quell’atto di liberazione, oltre ad aver fatto il giro del mondo, portando l’argomento vivisezione al centro del dibattito pubblico, con tutto ciò che si è realizzato prima e dopo quella data, ha segnato una svolta nel movimento antivivisezionista italiano: nel luglio di quello stesso anno, infatti, la Procura della Repubblica di Brescia, a seguito di documentate denunce ha affidato la custodia giudiziaria di tutti i beagle di Green Hill dopo il sequestro dell’allevamento. I cani sono stati dati in adozione e vivono accuditi e coccolati dalle loro nuove famiglie.
La nuova legge sulla vivisezione in Italia (la numero 26 del 2014) è stata approvata il 28 febbraio scorso, prevedendo, tra le altre cose, il divieto in Italia di allevare cani, gatti e primati per la sperimentazione. Green Hill quindi non potrà dunque riaprire, a prescindere dall’esito del processo che inizierà a Brescia il prossimo 23 giugno e per il quale la LAV è protagonista anche come “parte offesa”.
Green Hill rappresenta un passo in avanti, concreto, ricordandoci che c’è ancora tanto da fare, e ci spinge a continuare a lottare affinché, presto, nessun animale sia più utilizzato in stabulari e laboratori.