LAV ha coordinato le inchieste in alcuni allevamenti in Italia, Germania, Polonia e Spagna.
Food for Profit continua la sua corsa, il docufilm di Giulia Innocenzi e Pablo d'Ambrosi, al quale abbiamo collaborato coordinando le indagini e contribuendo alla produzione, da oltre due mesi sta facendo il giro dell'Italia e non solo, domenica 5 è stato trasmesso in anteprima sulla TV nazionale da Report.
GUARDA FOOD FOR PROFIT A REPORT
Food for Profit è un documentario
necessario, che mostra chiaramente come gli interessi portati avanti dalle
grandi lobby dell'industria zootecnica prevalgono su tutti gli altri,
a scapito in primis della trasparenza che istituzioni democratiche come quelle
europee devono garantire, e delle strategie volute proprio dalla Commissione e
dal Parlamento UE che fanno parte del Green Deal, il patto verde approvato nel
2019 e fondamentale per affrontare le emergenze che ci troviamo davanti –
cambiamento climatico, perdita di biodiversità, emergenza di malattie con forte
potenziale pandemico, come l'antimicrobico resistenza e l'influenza aviaria – strettamente
collegate al modo in cui questo sistema di produzione sfrutta e maltratta
miliardi di animali.
La PAC è un imponente strumento di politica che delinea a chi vanno i fondi in tema di agricoltura, sostenibilità, tutela degli animali – circa 40% del budget comunitario finisce infatti nella PAC.
Da decenni portiamo avanti campagne e azioni legali per cambiare le condizioni degli animali sfruttati dall'industria zootecnica, 630 milioni gli animali terrestri macellati solo in Italia ogni anno: 5 sono le settimane di vita media dei polli broiler, 99% dei polli (“spacchettati in” petto, cosce, o altro) che si trovano al supermercato. Sono dati impressionanti e strettamente connessi alla distruzione ambientale e all'emergenza climatica, ma anche alle condizioni di sfruttamento di chi lavora in allevamenti e macelli e alla salute di tutti noi.
La politica ha la responsabilità di farsi carico di questa emergenza e invertire la rotta.
Il
problema dell'agricoltura europea, infatti, non sono le
politiche di “greening”, ovvero volte a ridurre i devastanti impatti ambientali
e sul clima di questa attività, bensì le concentrazioni di potere in questo
mercato e lo strapotere dell'agri-industria, come è corretto chiamarla.
I risultati degli incontri in corso saranno pubblicati sul sito e riporteranno i nomi di chi avrà sottoscritto gli impegni, e chi no. Cinque di questi impegni riguardano la tutela degli animali allevati, il trasporto di animali vivi, la necessità di favorire la transizione alimentare con politiche adeguate, a partire da una Politica agricola comune diversa.