Anche i lavori per la conversione in legge del decreto-legge 16 luglio 2020 n.76 recante “misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale” diventano occasione per un assalto alle norme di tutela della fauna selvatica e per ampliare ancor di più le concessioni ai cacciatori.
Presso le Commissioni riunite del Senato 1^ e 8^, Affari Costituzionali e Lavori Pubblici, sono infatti in discussione in questi giorni, alcuni emendamenti al decreto-legge (raccolti nel numero 43.026 testo 2) presentati dai senatori Gelsomina Vono e Leonardo Grimani del gruppo Italia Viva-Psi, che - sulla scia di quanto qualche settimana fa indicato pericolosamente dalla Ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova - non hanno nulla a che fare con semplificazione e innovazione digitale ma che, se approvati, avranno pesantissime ricadute sulla vita degli animali selvatici.
- Tali emendamenti vogliono introdurre importanti modifiche alla Legge 157/92 sulla tutela della fauna selvatica, che comprendono l’allungamento di un mese della stagione di caccia al cinghiale e che consentono ai cacciatori la ricerca degli animali feriti con l’arma al seguito anche all’interno delle aree sottoposte a divieto di caccia. Una scelta scellerata che potrebbe favorire il bracconaggio, perché qualsiasi cacciatore potrebbe così facilmente giustificare la sua presenza con fucile carico al seguito, anche nelle aree protette.
- Tra gli altri gravissimi emendamenti proposti dalle Commissioni, vi è anche la possibilità di avviare azioni di abbattimento della fauna selvatica, per motivi che riguardano il “miglioramento della gestione del patrimonio zootecnico”. Una eventualità che sembra scritta con l’intento di preparare il terreno a una imminente stagione di caccia ai lupi i quali, notoriamente, possono predare animali negli allevamenti zootecnici non protetti.
- Un altro grave emendamento è certamente quello che vuole stravolgere l’impianto dei piani di controllo della fauna selvatica. Non trattandosi di attività venatoria, bensì di “gestione” di un bene pubblico qual è la fauna selvatica, tali piani possono oggi essere eseguiti esclusivamente da figure pubbliche, quali Carabinieri Forestali, Polizia Provinciale/Regionale, ecc.. Ebbene, se le modifiche proposte dalle Commissioni venissero approvate, i piani sarebbero d’ora in avanti eseguiti dai cacciatori, figure che esercitano interessi privati che non hanno nulla a che vedere con la tutela di un bene pubblico, una vera e propria aberrazione istituzionale.
- Infine è da considerare l’emendamento che, con il pretesto delle attività di eradicazione della nutria, vuole consentire l’intervento dei cacciatori su tutto il territorio, anche quello vietato alla caccia, in qualsiasi periodo dell’anno. Si tratta di una ipotesi scellerata che avrà gravissimi impatti sulla fauna protetta, in particolare nelle zone umide dove vivono le nutrie, ma che soprattutto favorirà il bracconaggio consentendo ai cacciatori di sparare ovunque anche al di fuori della stagione di caccia.
Gli emendamenti proposti alle Commissioni del Senato non fanno altro che sostenere e favorire la vecchia politica degli abbattimenti, quella cioè che si è rivelata totalmente fallimentare, lungo decenni di continui stermini che non hanno risolto i problemi dovuti alla presenza delle attività umane sui territori occupati dagli animali selvatici.
Proseguire su questa strada, favorendo le uccisioni degli animali selvatici, non potrà che condurre a una vera e propria militarizzazione del territorio, con i conseguenti rischi per i cittadini e soprattutto con un sempre maggior numero di animali inutilmente uccisi. I cacciatori, infatti, continueranno ad agire in un palese conflitto di interesse, consapevoli che per poter continuare a esercitare il loro sanguinario passatempo, i danni imputati agli animali selvatici non dovranno mai diminuire.
Di fronte a queste evidenze, chiediamo:
- che gli emendamenti proposti dalle Commissioni 1^ e 8^ del Senato siano immediatamente stralciati, sia perché non pertinenti con il decreto-legge in conversione, sia perché del tutto inadeguati e gravemente lesivi della fauna selvatica
- che sia finalmente avviato il percorso di autorizzazione alla messa in commercio del vaccino immunocontraccettivo, unico sistema che, controllando la fertilità dei cinghiali e di altre specie, può contenerne il numero evitando inutili stragi.