Oggi l'accettabilità sociale di tenere in cattività i cetacei è notevolmente diminuita. Già molti media dedicano attenzione alle catture controverse, morti non necessarie e trasporti crudeli. Ma tanto ancora c'è da fare.
“L'abbandono graduale dei programmi di cattura dei cetacei è il naturale progresso dell'evoluzione del genere umano nei confronti dei nostri parenti animali non umani”, diceva Jane Goodall, etologa, antropologa e scrittrice britannica, nel 2014.
La civiltà di cui parla la grande Goodall è ancora lontana, ma nel tempo qualche passo in avanti per lasciar vivere gli animali nel loro ambiente naturale è stato fatto.
Sono passati ben dieci anni, per esempio, da quando il documentario Blackfish – che racconta la drammatica storia dell'orca Tilikum rinchiusa nel parco acquatico SeaWorld di Orlando, in Florida - è stato presentato al grande pubblico. Anni in cui il film ha avuto modo di lasciare un forte impatto sulle persone e sulla loro percezione delle orche, ma anche dei cetacei e degli altri mammiferi marini, tenuti in cattività. “L’effetto Blackfish” ha attivato un cambiamento di paradigma che, almeno in Occidente, è ben visibile: l'accettabilità sociale di tenere in cattività i cetacei, infatti, è notevolmente diminuita e sono molti i media e i social network che dedicano attenzione al tema delle catture controverse, delle morti non necessarie e dei trasporti crudeli di animali.
In Italia, purtroppo, esistono ancora delfinari e parchi acquatici a tema - se ne contano 5 in totale, compreso l’Acquario di Genova. Ma qualcosa sta accadendo anche nel nostro Paese.
Un piccolo passo in avanti è stato fatto proprio grazie a LAV che, nel 2013 - primo caso in Italia e in Europa - ha fatto chiudere per sempre il delfinario di Rimini, tristemente balzato alla cronaca per le condizioni di maltrattamento in cui vivevano i delfini, compreso il cucciolo Lapo. Una sentenza di primo grado, emessa dal Tribunale di Rimini ad aprile 2019, ha condannato il Direttore e la Veterinaria del delfinario rispettivamente a 6 e 4 mesi di reclusione. Nonostante i due avessero fatto ricorso, la Corte di Cassazione - dichiarandolo inammissibile - ha confermato in via definitiva la condanna per maltrattamento di animali (544 ter c.p.) e ha mantenuto la confisca definitiva dei delfini, affidati allo Stato come richiesto da LAV.
Nel 2015, inoltre, LAV ha monitorato con un’investigazione anche altri due delfinari italiani, Zoomarine a Torvaianica (Roma) e Oltremare a Riccione (Rimini), con l'obiettivo di verificare il rispetto della normativa vigente (Decreto Ministeriale 73/2005), valutare le condizioni di detenzione degli animali nelle strutture e il rispetto della loro etologia. Sono state riscontrate una serie di anomali, tra cui quella di autorizzare il nuoto con i delfini, pratica che, dal 2019, grazie a LAV - schierata contro il provvedimento di Galletti, ex ministro dell’Ambiente, della tutela del Territorio e del Mare - non è più consentita.
Il settore dei delfinari e dei parchi acquatici, sia in Italia che all’estero, sostiene che i mammiferi marini in cattività vivono bene. Invece, nella realtà dei fatti, i cetacei che vivono in cattività soffrono: presentano numerose patologie, come problemi agli occhi, perdita dell'udito e malattie raramente riscontrate in natura, nonché l’atrofia di molti dei loro comportamenti naturali. Questo anche perché, purtroppo, la progettazione delle strutture e delle vasche di esibizione antepone le esigenze del pubblico a quelle degli animali, tenendo gli animali in condizioni etologiche e di benessere non adeguate, solo per essere facilmente visibili al pubblico.
Inoltre, nei delfinari e nei parchi acquatici non si trovano solo quei cetacei nati in cattività ormai da diverse generazioni, ma anche numerosi mammiferi marini catturati in natura appositamente per essere messi in mostra. Le catture dal vivo di balene e delfini non sono affatto pratiche obsolete, bensì recentissime e diffuse in tutto il mondo: in Giappone, ad esempio, vengono catturate alcune specie di delfini, mentre a Cuba i tursiopi, come dimostra il nuovo report “The case against marine mammals in captivity”, pubblicato per conto dell’Animal Welfare Institute e della Protezione Mondiale degli Animali.
Nonostante si diffondano notizie di catture traumatiche in diversi luoghi esotici, di alti tassi di mortalità degli animali e di comportamenti aberranti, se non addirittura pericolosi, esistono ancora molte persone desiderose di “provare un’esperienza unica” come quella di vedere delfini, foche, leoni marini nuotare nei delfinari e nei parchi acquatici.
LAV continuerà a lottare perché tutti gli animali, tra cui quelli marini, possano vivere secondo le loro caratteristiche ed esigenze nel loro ambiente naturale.