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Deforestazione e zoonosi: la distruzione che ci espone a rischi sanitari

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Ultimo aggiornamento

mercoledì 17 giugno 2020

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"Quando Homo sapiens ha superato il traguardo dei sette miliardi, la nostra biomassa era già forse cento volte maggiore di quella di qualsiasi altro animale terrestre di grandi dimensioni mai esistito" […] 
Mezzo miliardo di bovini allevati in modo intensivo, che si alimentano su terreni dove vivevano erbivori selvatici, sono solo un'altra forma di impatto umano sull'ambiente, una manifestazione del nostro appetito. E siamo consumatori affamati, a livelli senza precedenti. Nessun altro primate ha pesato così tanto sul pianeta, neanche lontanamente. In termini ecologici siamo quasi paradossali: animali di grande corporatura e molto longevi, ma assurdamente numerosi. Siamo un’esplosione, come una pandemia. 

Così scriveva David Quammen, nel libro “Spillover - L'evoluzione delle pandemie”, pubblicato nel 2012 negli Usa e nel 2014 in Italia, ma drammaticamente profetico e attuale.

In questi mesi il tema della deforestazione, con le sue possibili implicazioni nella diffusione di zoonosi, è stato appena accennato in riferimento all’emergenza sanitaria, ma è da considerarsi tutt’altro che marginale. 

La deforestazione, infatti, è un’attività umana dalla quale non si torna indietro: è la rimozione permanente degli alberi per fare spazio ad altro che non sarà più la foresta. Nonostante la riconosciuta importanza del patrimonio verde, la deforestazione globale continua ad un ritmo allarmante: 13 milioni di ettari di foresta vengono distrutti ogni anno e il disboscamento causa tra il 12 e il 20% delle emissioni globali di gas serra che contribuiscono al cambiamento climatico.

Nella foresta amazzonica, la più grande foresta pluviale della Terra, il fenomeno sta raggiungendo estensioni che non si vedevano dal 2008. Nel 2019 sono stati distrutti, infatti, 7.700 km2 e 12.000 ne ha persi l’intero Brasile, con un incremento del 64% nel solo aprile 2020 rispetto allo stesso mese del 2019. Nei primi quattro mesi del 2020, la distruzione è aumentata del 55%.

In che modo la deforestazione incide sulla diffusione delle zoonosi?  

Le zoonosi potenzialmente si diffondono ovunque gli animali selvatici entrino in contatto con l’uomo e gli animali domestici, questo fa sì che nelle aree deforestate varie specie di animali selvatici – che agiscono come serbatoi – si trovino in situazione di vicinanza con la specie umana, rappresentando così un potenziale hotspot di diffusione di virus e malattie. 

Quindi, tutte le volte che distruggiamo gli ecosistemi ci esponiamo a nuovi virus perché creiamo condizioni straordinarie di proliferazione. 

"È un gioco di numeri: più degradiamo e disboschiamo gli habitat, più è probabile che ci troveremo in situazioni in cui si verificano epidemie di malattie infettive" (Andy MacDonald).

Il motivo preponderante per cui si disboscano le foreste è ricavare  terreni destinati agli allevamenti, convertendo habitat naturali in pascoli o in spazi per la coltivazione di grano e soia per i mangimi. Si stima che circa il 71% della foresta sudamericana convertita ad altro uso sia destinato a pascolo e un ulteriore 14% a coltivazioni (Meat consumption, health, and the environment, SCIENCE 20 JUL 2018

Risulta evidente quanto la produzione di carne influisca sulla biodiversità, e come  le pratiche agricole e zootecniche siano chiaramente associate all'emergere di infezioni virali, batteriche e parassitarie, poiché esse possono, tra gli altri meccanismi, influenzare il mantenimento degli agenti patogeni nei loro ospiti naturali, alterare la dinamica e il numero di vettori. Controllare la deforestazione significa quindi  preservare la biodiversità e proteggere la salute umana (Academy of Sciences  Beyond diversity loss and climate change).

Le foreste e i boschi, che sono costituiti da 60.000 specie di alberi e ospitano circa l'80% della biodiversità terrestre del Mondo, quando sono in buono stato limitano l'esposizione e l'impatto di agenti patogeni, comprese le zoonosi, attraverso un effetto diluente o tampone, limitando così le possibilità di propagazione di agenti patogeni dalla fauna selvatica alle persone, che aumenta il rischio di trasmissione di malattie zoonotiche (ISPRA).

Paola Segurini
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