Il Parco Regionale del Delta del Po trasformato dai suoi amministratori in un banco di macelleria del mercato rionale. Un migliaio di Daini potrebbe infatti essere messo all’asta nei prossimi tre anni come carne da macello, per un valore equivalente a 83.700 euro a tutto beneficio degli operatori economici che risponderanno positivamente all’avviso pubblico “Indagine di mercato per l’affidamento in concessione della cattura e delocalizzazione di esemplari di Daino (Dama dama) presenti nel territorio del Parco del Delta del Po dell’Emilia-Romagna” voluto dal Direttore del Parco stesso.
“Un’operazione di una crudeltà inaudita che, oltre a prevedere un vero e proprio massacro di animali innocenti, mortifica, ad opera dei suoi stessi amministratori, il valore intrinseco del Parco inteso come nucleo fondamentale di tutela della biodiversità, valore inserito da pochi mesi tra i principi di rango costituzionale – dichiara Massimo Vitturi, responsabile nazionale LAV, Animali Selvatici.”
Ciò che stupisce, dalla lettura dei documenti che giustificherebbero l’operazione di bassa macelleria voluta dal Parco, è che non vi sono alcuni motivi che potrebbero giustificare – da un punto di vista amministrativo – il massacro prospettato.
I Daini, infatti, non creano danni all’agricoltura (solo 1.050 euro denunciati nel 2018), non rappresentano un concreto pericolo per la circolazione veicolare (ultima segnalazione, un incidente nel 2017), ma soprattutto non sono responsabili di alcuna alterazione degli equilibri ecologici del Parco, unico motivo che giustificherebbe un piano di abbattimento ai sensi della Legge nazionale sulle aree protette.
D’altro canto, il piano regionale per il controllo della popolazione di Daino, evidenzia che la Regione Emilia-Romagna ha attivato nel tempo numerose misure di prevenzione che, come dimostrato dai dati sopra riportati, si sono dimostrate efficaci e quindi non giustificano alcun ricorso a strumenti cruenti che prevedono, nelle intenzioni del Parco, la cattura degli animali e la loro traslocazione in allevamenti a fini alimentari.
“Se il Parco procedesse nel suo intento, si configurerebbe a nostro avviso il potenziale compimento di numerosi reati, dal maltrattamento e uccisione di animali non necessitati, al furto venatorio nonché al danno erariale – prosegue Vitturi - per questi motivi abbiamo già inviato un atto di diffida al Parco perché cessi immediatamente qualsiasi attività nei confronti dei Daini e nel caso non ricevessimo risposta soddisfacente, siamo pronti ad informare la Procura della Repubblica di Ferrara, chiedendo il sequestro preventivo degli animali, mettendoli così in sicurezza dalle mire del Parco.”
I Daini sono stati introdotti in molte aree del nostro Paese per l’esclusivo interesse dei cacciatori e del loro sanguinario passatempo, un altro elemento che dimostra le tante alterazioni ambientali collegate alla caccia che mettono a repentaglio la vita degli animali selvatici, gli equilibri ecologici e quindi alla fine anche la vita di noi umani.
“Anche per questo motivo i Daini dell’Emilia-Romagna non hanno alcuna responsabilità, chiediamo quindi che i cacciatori mettano mano ai loro portafogli per organizzare la messa in sicurezza degli animali e la loro sterilizzazione, facendoli così diventare parte integrante della biodiversità tipica del Parco del Delta del Po – conclude la LAV.”