In questo tempo di lock-down dell’uomo, che lascia spazio a un panorama di suoni naturali primaverili, è interessante prestare attenzione alle nostre reazioni e osservarci. Dalle terrazze e dalle finestre scrutiamo ciò che è l’esterno. Cerchiamo sguardi con i rari passanti e con i vicini, e in molti domina un frenetico desiderio di andare al supermercato, con un’attesa degna dell’ora di libertà, ribaltando quella che era la percezione negativa di questa incombenza solo poche settimane fa, quando fare la spesa significava traffico, fila alle casse, confusione, folla.
Adesso però è tutt’altra faccenda. La spesa, così come il portare fuori il cane, è l’unico momento in cui possiamo uscire di casa, parlare (con adeguata distanza, mascherina e guanti) con qualcuno, distraendoci dalla nostra nuova condizione di prigionia domiciliare.
Siamo costretti in questa condizione da poco più di un mese, eppure la percezione è che sia passato molto più tempo, e già stiamo manifestando i primi sintomi di una condizione stressante, riconosciuti da numerosi esperti: maggiore aggressività e irritabilità, ansia e depressione (con una crescita preoccupante del tasso di suicidi e di violenza domestica), noia, scarsa motivazione e inerzia intellettuale, disinteresse per l’igiene personale, maggior appetito e aumento di peso.
Sintomi che vengono comunemente riscontrati negli animali detenuti in zoo e circhi.
Se in questo momento siamo disorientati dall’improvvisa perdita dei ritmi lavorativi e di quelli imposti dal nostro impianto sociale, stiamo soffrendo anche per l’impossibilità di soddisfare molte delle nostre abitudini biologiche, come la socialità.
Analogamente, la condizione di cattività in zoo e circhi per gli altri animali significa l’atrofia di molti comportamenti naturali, e stress.
Dopo solo poco più di un mese in questa condizione simile ad una cattività già ci sentiamo disorientati, annoiati e inquieti. Sui social abbiamo visto moltiplicarsi i paragoni tra noi ed altri animali detenuti in gabbia, ma c’è una sostanziale differenza: per noi tale “detenzione” è temporanea, per altri animali è una condizione che può durare tutta la vita.
Ora che stiamo provando sulla nostra pelle quella che è la condizione perenne vissuta dagli animali reclusi, è il momento di acquisire maggiore consapevolezza e sensibilità in merito alla cattività che imponiamo ad altri esseri.
Andrea Casini, Responsabile Area Animali esotici
Sara Petracchini, Biologa