Il Governo olandese ha ordinato l'abbattimento di migliaia di visoni in 9 allevamenti di animali per la produzione di pellicce, a cominciare da venerdì di questa settimana, a seguito del parere di due team tecnico scientifici (composti da veterinari ed esperti di malattie infettive e gestione delle zoonosi - le malattie tramesse dagli animali all’uomo) che hanno riconosciuto che i visoni potrebbero fungere da serbatoi per il virus SARS- COV-2, permettendogli di rimanere in circolazione per lungo tempo.
Il Governo olandese sta altresì valutando se e come sostenere la chiusura volontaria anticipata di tutti gli allevamenti, prima della scadenza del 2024 (l’Olanda aveva già approvato nel 2013 il divieto all’allevamento di animali per la produzione di pellicce; divieto che diventerà effettivo solo nel 2024 e che, di fatto, vede ancora attive 128 strutture).
Joh Vinding, presidente della Fur Free Alliance, ha dichiarato: “Gli allevamenti di visoni non sono molto diversi dai mercati di animali selvatici attualmente al centro delle preoccupazioni globali. Oltre ad essere una pratica crudele, il rischio di diffusione di nuove malattie emergenti e, nello specifico, il fatto che gli allevamenti di visone possano fungere da serbatoio per i coronavirus, sono ulteriori motivazioni per vietare definitivamente questi allevamenti”.
Facciamo appello al Governo italiano perché adotti misure immediate, inserendo il divieto di allevamento di animali "da pelliccia" nella conversione del Decreto Legge “Rilancio” in corso in questi giorni, come misura sanitaria urgente a tutela di tutti, oltre che per i motivi etici che sosteniamo da sempre.
Chiediamo inoltre la messa in sicurezza sanitaria degli animali e di evitarne l’abbattimento, al quale vengono destinati in circa 150.000 ogni anno nei 13 allevamenti che risultano ancora attivi in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna ed Abruzzo.
Un appello, quello del divieto di allevamento, che ribadiamo anche nel nostro Manifesto “Non torniamo come prima”, per agire sulle cause della pandemia ed evitarne di future, in cui l’associazione – tra le altre cose - chiede di fermare i mercati, le fiere, l’uso e l’uccisione degli animali selvatici ed esotici, dicendo basta a caccia, catture e riproduzione di animali per farne cibo, spettacolo, pelli e pellicce a partire dall’Italia e nel resto del mondo