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COP27, vogliamo parlare dell'impatto degli allevamenti sul clima

Governi e COP27 riconoscano che la zootecnia ha un'influenza negativa sull'ambiente e intervengano per ridurre il numero di animali allevati.

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Ultimo aggiornamento

giovedì 10 novembre 2022

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La politica contribuisca alla transizione alimentare

La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop 27), attualmente in corso in Egitto, cade in un periodo assai critico per la guerra in corso, per la crisi energetica ed economica, per le differenze nella capacità dei paesi di affrontare le conseguenze del cambiamento climatico. Si tratta di variabili cruciali, da tenere in considerazione per raggiungere obiettivi reali di salvezza. Per tutti.

Anche gli animali sono vittime del processo di progressivo aumento delle temperature che altera gli equilibri del Pianeta.

In tutte le sue fasi, l'allevamento influisce negativamente sull'ambiente e ha un impatto e costi nascosti di gran lunga maggiori rispetto ad altre produzioni agricole. Anche eliminando le emissioni da combustibili fossili, le emissioni dell'attuale sistema alimentare globale, fortemente sbilanciato verso cibi di origine animale, lascerebbero l'obiettivo di 1,5°C fuori portata e renderebbero difficile rimanere al di sotto dei 2°C di riscaldamento.

Le stime mostrano una domanda di carne in crescita, soprattutto nei paesi di nuovo benessere, tanto da far prevedere un raddoppio entro il 2050. Si tratta di un previsioni catastrofiche a livello ambientale e non solo. È perciò tassativo individuare al più presto nuove soluzioni per soddisfare il fabbisogno proteico mondiale e ridurre la pressione del consumo di carne sul Pianeta – solo per ricavare i vegetali destinati ai mangimi si utilizzano il 40% dei terreni coltivabili nel mondo - e sul clima, e aumentare la resilienza del sistema alimentare.

Il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) – come tanti altri organismi internazionali - riconosce l'elevato potenziale di mitigazione degli impatti di un cambiamento alimentare con l’incremento dei cibi 100% vegetali.

È necessario che i Governi mettano al primo posto la salvaguardia del Pianeta e si svincolino da interessi concentrati nelle mani di pochi. La politica deve fare in modo che l’economia basata sullo sfruttamento degli animali non continui ad essere sovvenzionata per distruggere il Pianeta, con pesanti conseguenze per tutta la collettività.

LA COP 26 non ha riconosciuto l’impatto della zootecnia sul clima, né l’importanza di ridurre il numero di animali allevati come misura di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico. Non è utopia, ma realtà: ne sono un esempio i Paesi Bassi, il cui governo ha approvato la riduzione del 30% del numero di animali allevati entro il 2035 proprio per affrontare gravi problematiche ambientali legate all’elevata densità zootecnica del Paese.

Dalla COP27 deve invece emergere l’impegno alla trasformazione dei sistemi alimentari per arginare la catastrofe climatica: chiediamo che l’impatto ambientale della zootecnia diventi materia di decisioni per Governi e Cop in un percorso volto almeno alla riduzione del numero di animali allevati.

Il governo italiano, con particolare riferimento al Presidente Meloni, ha il dovere di portare sul tavolo della Conferenza delle Parti efficaci azioni di contrasto al cambiamento climatico che prevedano interventi coraggiosi in ambito di politiche agricole e alimentari, e ciò non può prescindere dal parlare dell’impatto ultra negativo degli allevamenti.

Gli ingenti sussidi che ogni anno arrivano al comparto zootecnico attraverso la Politica Agricola Comune europea sovvenzionano produzioni non sostenibili: è indispensabile dirottare tali finanziamenti verso il sostegno alle produzioni di alimenti plant-based, poiché non può esistere una transizione ecologica senza transizione dalle proteine animali a quelle vegetali. Un dato per tutti: 1 kg di carne di bovino ha costi ambientali 23 volte superiori rispetto a 1 kg di legumi. #CARISSIMA CARNE

È fondamentale, inoltre, che il processo già iniziato dai singoli consumatori, che si orientano sempre più verso alimenti 100% vegetali, sia supportato da adeguati strumenti finanziari e da impegni istituzionali, anche nella ristorazione collettiva pubblica #SFIDAGREEN.