Fino al prossimo 14 dicembre, a Katowice in Polonia si tiene la COP24, l'incontro annuale dei rappresentanti delle nazioni che hanno sottoscritto la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici - UNFCCC.
Il meeting è di fondamentale rilevanza, poiché è il primo che si svolge dopo il report dell'IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) e il suo fortissimo grido d’allarme rispetto all’aumento massimo delle temperature di 2 gradi stabilito da COP21: per evitare catastrofi bisognerà limitare la crescita a 1,5 gradi e diminuire del 45% le emissioni di CO2 entro il 2030 e del 100% entro il 2050.
La missione non è facile, ma neanche impossibile. Tuttavia, se il buongiorno si vede dal mattino, non partiamo bene!
Come ha fatto notare un gruppo di associazioni che ha analizzato l’impatto del menu proposto - in tutto 30.000 persone - i pasti prevedono il doppio di pietanze a base di carne rispetto a quelle di origine 100% vegetale. Nell'infausta, ma non irreale ipotesi che tutti i partecipanti all'evento scelgano piatti a base di carne e cibi di origine animale, spiegano gli autori dell’analisi, COP24 contribuirà - solo tramite il cibo consumato - a produrre 4.500 tonnellate di CO2, vale a dire una quantità equivalente alla combustione di 1 milione e 900 mila litri di gasolio, o a 3000 persone che volino da New York a Katowice.
La contraddizione è evidente, il legame tra alimentazione e clima pare ancora difficile da riconoscere.
Al massimo si arriva, con grandissimo sforzo, a vedere l'effetto degli allevamenti intensivi. E il resto? E quelli estensivi? E la deforestazione?
Non ci resta che sperare che in 12 giorni i delegati affrontino e inseriscano in agenda il problema dell'impatto negativo dell'alimentazione di origine animale sul clima, tenendone conto al momento di formulare i loro piani di azione nazionali.