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COP 28: ripercorriamo insieme ciò che è stato fatto


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Ultimo aggiornamento

giovedì 21 dicembre 2023

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Moltitudine di opzioni vegetali: un passo avanti ma certo non basta

Per la prima volta nella storia della Conferenza Annuale della Nazioni Unite, gli organizzatori della COP28 hanno adottato misure significative per rendere i pasti più "attenti al clima", introducendo una moltitudine di opzioni vegetali: diversi pasti serviti quest'anno, infatti, sono stati vegetariani o vegani in quanto parte di un “Menu allineato all'1,5" e rispettoso del clima.

Un passo avanti nella giusta direzione, sebbene la presenza di prodotti di origine animale, per quanto ridotta rispetto alle precedenti edizioni, fosse ancora ampia e il concetto di “locally sourced” sembra essere ancora un metro di sostenibilità, a prescindere di quale prodotto si tratti.

Le evidenti implicazioni del consumo di prodotti di origine animale a livello climatico sono state confermate da molteplici studi, tra cui l’analisi commissionata da LAV “Il costo nascosto della carne in Italia” e dall’indagine promossa da Eurogroup for Animals External costs of animal sourced foods in the EU

Inoltre, uno studio scientifico apparso su Nature Communications nel 2023 ha rilevato che ridurre del 50% il consumo di carne ridurrebbe del 31% le emissioni di gas serra legate all'agricoltura e all'uso del suolo e arresterebbe la deforestazione.

Tuttavia, l’impatto della produzione e del consumo di prodotti zootecnici non si ferma ai gravi danni climatici, ma si abbatte pesantemente e incessantemente sulle vite degli animali coinvolti nei sistemi produttivi; solo in Italia sono 630mila gli individui allevati e macellati ogni anno, che diventano miliardi se si guarda al totale europeo, senza contare tutti gli animali acquatici.

Le sofferenze cui sono costretti sono molteplici e sistematiche, dalla nascita per tutto il corso della loro breve vita, che si interrompe molto prima rispetto all’aspettativa di vita naturale.

Durante questa COP, un ulteriore e importante segno di progresso – ma ancora troppo timido - è stato la sottoscrizione della Dichiarazione degli Emirati Arabi Uniti sull'Agricoltura Sostenibile, i Sistemi Alimentari Resilienti e l'Azione per il Clima.

Oltre 130 Paesi hanno infatti riconosciuto che i sistemi alimentari sono in pericolo e si sono impegnati, almeno formalmente, a ridurre le emissioni dell'agricoltura e dell'industria zootecnica, in quanto responsabili della maggior parte del cibo prodotto delle emissioni totali attribuite ai sistemi alimentari. Il 10 dicembre è stata inoltre creata una speciale task force per aiutare i governi ad attuare questi impegni, fissando obiettivi di riduzione delle emissioni in questo settore

Sempre il 10 dicembre, i delegati hanno lanciato l'Alleanza dei campioni per la trasformazione dei sistemi alimentari: presentata come una coalizione di Stati "ambiziosi" che vogliono fare da apripista alla trasformazione dei rispettivi sistemi alimentari. L'alleanza comprende attualmente la Cambogia, la Norvegia, il Ruanda, la Sierra Leone e il Brasile, il più grande esportatore di carne bovina al mondo.

Le priorità indicate dall’Alleanza sono vaghe, tuttavia comprendono “dietary shifts” tra le azioni necessarie da intraprendere e implementare.

Cambiamenti, peraltro ripresi anche nel Global Stocktake (GST), considerato il testo più importante adottato quest'anno alla COP, con lo scopo di valutare i progressi compiuti finora e di formulare raccomandazioni ai governi.

Tra le direzioni incluse nel GST, si ritrova anche l’invito ai governi ad aumentare la resilienza dei sistemi alimentari ai cambiamenti climatici e a incrementare la "produzione sostenibile e rigenerativa", anche abbandonando le forme di agricoltura altamente inquinanti e gli allevamenti su scala industriale.

Si tratta di spinte al cambiamento mai rientrate nelle strategie prima di questa COP, ma non sufficientemente chiare e vincolanti. Nonostante queste carenze, è stato presentato un rapporto cruciale, che ha messo in chiaro le ragioni contro il mantenimento delle nostre attuali pratiche di produzione alimentare.

Pubblicato dall'UN Environment l'8 dicembre e intitolato "What's Cooking", il report riconosce senza mezzi termini "la necessità di cambiare il modo in cui produciamo e consumiamo il cibo che mangiamo", valutando il potenziale nutrizionale e ambientale di "nuove alternative agli alimenti convenzionali di origine animale", facendosi portavoce di fonti proteiche alternative, fondamentali per ridurre il numero di animali allevati e macellati ogni anno.

Le nuove tecnologie e i cosiddetti novel food sono infatti delle opportunità importanti per supportare la transizione alimentare, da un sistema basato sullo sfruttamento a un sistema imperniato sul consumo di prodotti vegetali e alternativi, come LAV ha ricordato, nella propria manifestazione davanti al Ministero dell’Agricoltura, per sottolineare l’insensatezza della Legge contro carne coltivata e denominazioni meat-sounding.

Tante sono state le criticità correlate a questa COP, presieduta da un magnate dell’industria petrolifera e in cui la Presidente Meloni ha colto l’occasione per fare mala-informazione sulle tematiche alimentari, tuttavia la necessità di intervenire sui sistemi alimentari ed implementare i prodotti plant-based è emersa come nuovo pilastro di lavoro.

Menzionare la tematica non è sufficiente, come non lo è proporre un menu solo in parte vegetale, LAV incoraggia dunque i Governi ad adottare reali politiche di trasformazione dei sistemi alimentari, a partire da quanto indicato nel Menu del Cambiamento, e fare fede agli impegni



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giovedì 21 dicembre 2023

Primi giorni

L'evento del momento si sta svolgendo presso il polo expo di Dubai ed è presieduto dal Ministro dell’industria degli Emirati Arabi Uniti nonché amministratore delegato di Adnoc, la compagnia petrolifera nazionale. Non la migliore delle premesse, date anche le dichiarazioni antiscientifiche che, secondo il The Guardian, avrebbe pronunciato il mese scorso, asserendo che la riduzione dei combustibili fossili non collaborerebbe al contenimento del surriscaldamento globale.

Di contro, durante il discorso di apertura della conferenza Antonio Guterres, Segretario Generale dell’ONU, ha correttamente rimarcato che ci troviamo a un passo dal collasso climatico globale. Le sue parole sono state nette circa le necessità di implementare, nel minor tempo possibile, una transizione energetica dalle fonti fossili a quelle rinnovabili.

Tale transizione è infatti critica per la drastica riduzione delle emissioni di gas clima alteranti, ma ciò che ancora non viene compreso dai maggiori leader mondiali è la connessione tra zootecnia, iper-consumo di fonti fossili e cambiamento climatico, chiaramente illustrata nell’indagine LAV “Il costo nascosto della carne in Italia”.

Gli allevamenti intensivi, che rappresentano la stragrande maggioranza, oltre il 90%, della produzione di carne e prodotti di origine animale, sono alla base di un sistema di sfruttamento a tutto tondo: inizia dallo sfruttamento e dalle sofferenze che miliardi di animali ogni anno sono costretti a subire, prosegue con lo sfruttamento di terreni e persone e si chiude con lo sfruttamento degli habitat naturali e delle fonti energetiche planetarie.  

Perché finalmente i diritti degli animai vegano rispettati e la crisi climatica adeguatamente affrontata le Parti dell'UNFCCC devono occuparsi dei sistemi alimentari per consentire, tra l'altro, l'adozione di politiche efficaci in materia di biodiversità, a loro volta fondamentali per la mitigazione del clima.

I passi da compiersi sono chiari, LAV li ha indicati nel Menu del Cambiamento, il compendio di azioni necessarie per trasformare i sistemi alimentari per il meglio.

Tuttavia, benché un’intera giornata di COP28 sia stata dedicata proprio ai sistemi alimentari e la firma da parte di oltre 130 capi di stato della Dichiarazione sull’Agricoltura Sostenibile, Sistemi Alimentari Resilienti e Azione sul Clima sia il primo segno di riconoscimento formale dei medesimi come parte integrante della questione climatica, mai è stata rimarcata la volontà e l’impellenza di trasformare i sistemi di produzione e consumo di cibo per passare da un modello basato su sfruttamento e sofferenza ad uno fondato su cibi vegetali e novel foods. L’obiettivo della Dichiarazione sarebbe quello di sancire l’impegno dei leader mondiali nell’accelerare l’integrazione delle politiche agricole e dei sistemi alimentare nei propri piani climatici; tuttavia, la dichiarazione non contiene impegni giuridicamente vincolanti, né sono indicati obiettivi o misure chiare.

Inoltre, è durante questa giornata che la Presidente Giorgia Meloni ha preso parola, raccontando del (presunto) impegno dell’Italia nell’ambito dei sistemi alimentari e ricordando il Pre-Summit UN tenutosi a Roma lo scorso luglio, una tre-giorni scarsamente soddisfacente e ancora troppo poco impegnata nella transizione alimentare. Ciò che risulta a dir poco dissonante è la dichiarazione sul fatto che l’Italia, per Meloni, vanterebbe uno dei sistemi alimentari più avanzati del mondo. Peccato che l’industria agri-food nazionale allevi e uccida oltre 630 milioni di animali ogni anno, costringendoli a condizioni di vita inaccettabili, che non soddisfano nemmeno i più basici bisogni etologici. Peccato che sofferenze, mutilazioni e violenze siano parte della quotidianità negli allevamenti italiani, che peraltro gravano sulla condizione climatica e sanitaria, costando ogni anno 37 miliardi di euro in esternalità nascoste, e che il Governo sia pienamente impegnato nel tutelare questo esatto sistema a discapito dei diritti degli animali, del benessere dei propri cittadini e del progresso del proprio Paese.

A seguire, con un salto logico degno solo dei trapezisti del Cirque du Soleil, la Presidente si è sbilanciata, con tono propagandista, ad applaudire la Legge contro carne coltivata e meat-sounding, un provvedimento antiscientifico e strutturato apposta per tutelare gli interessi della lobby della carne, Coldiretti in primis, e combattere la transizione alimentare.

Una Legge deliberatamente antagonista del progresso, che, con orgoglio, la Presidente ha promosso nel suo discorso. La COP28 in questi primi giorni non si sta dimostrando all’altezza dei propri obiettivi, ma resta ad ogni modo la conferenza sul clima più importante a livello planetario, parteciparvi sventolando con vanto la bandierina della propria battaglia ideologica, non solo dimostra la falsità con cui il Governo si relaziona alle tematiche di sostenibilità e diritti animali, ma anche la totale mancanza di pudore nel farlo.

Ciononostante, durante queste giornate di COP28 si rintracciano accordi potenzialmente fondamentali per il contrasto al cambiamento climatico e per la trasformazione dei sistemi produttivi e di consumo attuali. Governi, imprese, investitori e organizzazioni filantropiche hanno annunciato infatti oltre 57 miliardi di dollari da destinare all’agenda sul clima solo nei primi quattro giorni della COP28, per lavorare su finanza, salute, cibo, natura ed energia. In particolare, sono stati stanziati 2,6 miliardi di dollari per la trasformazione dei sistemi alimentari.

LAV auspica che i prossimi giorni di COP28 riconoscano il ruolo della Transizione Alimentare nel contrasto al cambiamento climatico, comprendendo che non è possibile implementare programmi di sostenibilità adeguanti, finché i sistemi alimentari saranno fondati sullo sfruttamento.


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