Il mancato sostegno del Ministro Lollobrigida: occasione persa per l'Italia
Il Consiglio UE dell’agricoltura
e della pesca (AGRIFISH) sostiene l’Iniziativa dei Cittadini Europei per il
divieto agli allevamenti di pellicce ed al commercio di prodotti di pellicceria e per una Fur Free Europe
L’Italia con l'astensione del Min. Lollobrigida ha perso una occasione e fatto un passo indietro incomprensibile.
Incomprensibile il mancato sostegno del governo italiano soprattutto considerando che al primo parere favorevole espresso nel 2021 dall’allora Ministro Stefano Patuanelli è poi seguito il divieto nazionale agli allevamenti di pellicce (legge 234 del 30 dicembre 2022, art.1 c.980). Il Ministro Lollobrigida ha perso una occasione per rimarcare la vicinanza del governo ad una istanza fortemente sentita e voluta dalla maggioranza dei cittadini italiani, ed europei. Simone Pavesi , Responsabile Area Moda Animal Free.
Fa ben sperare il commento della Commissione Europea, per
il tramite della Commissaria alla Salute Stella Kyriakides, nel riconoscimento
che: “Fur Free Europe è stata una Iniziativa dei Cittadini Europei di
grande successo. Il prossimo mese incontrerò gli organizzatori per un primo confronto
cui seguirà la risposta ufficiale della Commissione”.
IL PARERE DEL CONSIGLIO FAVOREVOLE PER LA SECONDA VOLTA
Nella seduta di ieri del Consiglio Agricoltura e Pesca (AGRIFISH) l e delegazioni di Austria, Germania, Paesi Bassi hanno presentato
una nota
informativa, sottoscritta dalle delegazioni di Belgio, Cipro, Rep. Ceca, Estonia, Lituania, Lussemburgo, Slovacchia, e che ha poi ricevuto il sostegno anche di Slovenia, Irlanda, Bulgaria, Lettonia, Malta, Croazia, Francia e Polonia nel corso della riunione, con la quale gli Stati membri chiedono
alla CE di estendere il divieto di allevamento di animali “da pelliccia” a
tutta l’UE e di esaminare la possibilità di introdurre un divieto di vendita e
commercializzazione di prodotti di pellicceria.
Dichiaratamente contrari i soli Stati membri ancora oggi produttori di pellicce: Grecia, Finlandia, Danimarca, Ungheria.
L’Italia si è invece astenuta, insieme a Portogallo, Romania, Spagna.
È la seconda volta che il Consiglio dell’UE esprime
parere favorevole alla fine dell'allevamento di animali “da pelliccia”.
Già
nel 2021 i firmatari di un'altra nota informativa hanno invitato la CE ad agire
per porre definitivamente fine a questa forma di allevamento nell'UE sulla base
di motivazioni riguardanti il benessere degli animali, i valori etici di
rispetto verso gli animali ed i rischi per la salute dell'uomo (e degli animali
stessi) a seguito anche dei numerosi focolai di coronavirus SARS-CoV-2
intercettati negli allevamenti di visoni.
Il nuovo appello arriva subito dopo la formale presentazione
dell'ICE Fur Free Europe che ha raccolto più
di 1,5 milioni di firme convalidate in meno di 10 mesi.
Sono 19 gli Stati membri che hanno già vietato in tutto o
in parte l'allevamento di animali “da pelliccia”, a volte con periodi di
graduale eliminazione. Tuttavia, la mancanza di armonizzazione nell'UE
mina proprio queste misure: l'allevamento di animali da pelliccia può essere
"esternalizzato" con allevamenti che si spostano in altri Stati
membri, con la conseguente distorsione del Mercato Interno. Inoltre, è
importante non solo vietare l'allevamento di pellicce, ma anche l'immissione
sul mercato europeo di prodotti di pelliccia, al fine di garantire che la
pelliccia prodotta in condizioni altrettanto crudeli (se non peggiori) in paesi
terzi non venga venduta all'interno dell'UE.
Nonostante l’assenza dell’Italia nella espressione del Consiglio Agricoltura e Pesca dell’Ue, la LAV anche in quanto associazione promotrice della Iniziativa dei Cittadini Europei Fur Free Europe proseguirà nelle proprie attività sino all’approvazione del divieto europeo agli allevamenti di pellicce ed al commercio di pellicce. Il prossimo appuntamento sarà a luglio con il primo incontro con la Commissione Europea dopo l’avvenuta consegna di +1,5 milioni di firme. Simone Pavesi, Responsabile Area Moda Animal
Il sostegno a Fur Free Europe è ancora una volta a tutto campo: cittadini, scienziati e Stati membri si sono espressi contro questa pratica crudele e inutile. Con il costante calo della produzione di pellicce dall'ultimo decennio, seguito da un forte calo dovuto alla pandemia di COVID-19, l'industria delle pellicce ha avuto un basso impatto sull'economia dell'UE, e quindi un argomento economico non regge. Non c'è modo che la CE possa ignorare tali chiari appelli, ora è il momento di trasformarli in azioni e includere i divieti nel nuovo regolamento sugli animali detenuti. Reineke Hameleers, CEO, Eurogroup for Animals.
Gli Stati membri hanno invitato la CE a mantenere il suo
impegno a prestare "piena attenzione al benessere degli animali"
in linea con l'articolo 13 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea
(TFUE). La nota fa anche riferimento all'impegno della CE di porre fine ai
sistemi di allevamento in gabbia per altri animali ed a come il
mantenimento di questi sistemi per gli allevamenti di pellicce sarebbe
incongruo. Gli SM hanno sottolineato che in nessun caso può essere garantito
il benessere di animali selvatici (quali visoni e volpi) negli allevamenti per
la produzione di pelliccia.