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Condannati: tenevano Luna legata a una catena senza alcun riparo

Gli imputati sono stati condannati per detenzione di animale in condizioni incompatibili con la sua natura.

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venerdì 21 febbraio 2025

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Salvata e accolta da una famiglia che l'amerà per tutta la vita

Coloro che tenevano Luna, fin da quando aveva 3 mesi, legata a catena fissa lunga 2 metri e senza alcun riparo, ancorata alla finestra di un pollaio, sono stati condannati per detenzione di animale in condizione incompatibili e produttive di gravi sofferenze. 

A seguito di una segnalazione, la sede LAV di Verona ha effettuato le opportune verifiche e ha poi sporto denuncia di maltrattamento ai Carabinieri Forestali che hanno eseguito accurate indagini.

Luna, sequestrata, è stata data in custodia giudiziaria alla nostra Sede scaligera, che ha trovato per lei una famiglia che l’ha accolta e la amerà per tutta la vita come merita.

Ogni condanna per maltrattamento speriamo che sia un passo in più verso una coscienza collettiva che consideri gli animali esseri senzienti che hanno diritto a libertà, dignità e vita. Gli imputati sono stati condannati per detenzione di animale in condizioni incompatibili con la sua natura. Una sentenza che evidenzia che la detenzione a catena è un reato. Lorenza Zanaboni - responsabile LAV Verona

A fine novembre la Camera dei Deputati ha approvato a maggioranza in prima lettura la proposta di legge “Modifiche al Codice penale, al Codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali”, ma il testo presenta delle criticità, prima fra tutte un aumento delle pene così lieve da continuare a permettere di evitare i processi e la certificazione dell'uso della catena come strumento di coercizione contro i cani.

La Commissione Giustizia del Senato deve inserire questo tema nel suo ordine del giorno e approvare la nuova Legge con le modifiche necessarie.

Noi di LAV ci siamo costituiti parte civile nel processo di Luna, rappresentati dall’ Avv. Emanuela Pasetto, che ringraziamo.