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Nuove linee guida della Commissione Europea sul commercio di tigri in Europa

Le tigri sono ancora in pericolo: solo 3.900 individui rimasti in natura. L'Europa raccomanda agli Stati membri di porre fine al commercio di tigri vive e delle loro parti.

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Ultimo aggiornamento

venerdì 19 maggio 2023

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Animali esotici

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Un forte segnale sul problema delle tigri in cattività. Auspichiamo l'arrivo della "lista negativa"

Mentre le tigri selvatiche sono protette, è ancora legale il commercio di tigri allevate in cattività e delle loro parti all'interno dell'Europa, in entrata e in uscita.

Le tigri in cattività rappresentano un problema significativo per la conservazione e il benessere degli animali a causa:

  • dell'allevamento intensivo
  • del sovraffollamento e di strutture inadeguate
  • dei metodi crudeli per controllare gli animali o delle pratiche disumane di macellazione.

Un rapporto Interpol del 2019 ha coinvolto diversi Stati membri dell'UE tra i primi 30 esportatori e importatori di tigri tra il 1975 e il 2018, tra essi ci sono Italia, Belgio, Germania, Francia e Regno Unito, e ha rivelato il ruolo "difficile" dell'UE nel commercio delle tigri.

La relazione ha descritto in dettaglio come gli Stati membri rilasciassero permessi che consentivano il commercio di tigri e di loro parti e prodotti dall'UE verso altri Paesi, sulla base del fatto che gli animali erano stati allevati in cattività

I dati presentati da CITES (grafico elaborato da ONG TRAFFIC) mostrano il ruolo centrale dell’Italia sia negli export che import con le esportazioni verso i Paesi asiatici che registrano livelli elevati di commercio illegale di tigri. Thailandia e Vietnam sono i maggiori importatori.

Inoltre, come documentato da LAV in passato, sono emerse carenze nel controllo e nella gestione delle strutture che in UE allevano tigri e che potrebbero fornire opportunità per attività criminali.

Ad aprile, la Commissione europea ha pubblicato una guida sull' l'esportazione, la riesportazione e il commercio all'interno dell'UE di tigri vive nate e allevate in cattività e di loro parti e derivati, in sostanza una raccomandazione agli Stati membri perché pongano fine al commercio di tigri vive e loro parti.

Sebbene non si tratti di un documento giuridicamente vincolante, lancia un forte segnale al miglioramento della gestione e del controllo delle tigri in cattività e del commercio all'interno e all'esterno dell'Unione europea, per garantire che gli Stati svolgano un ruolo nella conservazione della specie e che l'inutile commercio non contribuisca alla scomparsa di questi animali

Maggiori requisiti per la registrazione di tutte le tigri, delle nascite e dei decessi all'interno dell'UE e in Italia sono fondamentali per porre fine al commercio di tigri in cattività all'interno e all'esterno dell'Europa, ma adesso tocca ora agli Stati membri implementare le stesse.

Un’importante passo per regolamentare la detenzione di animali vivi di specie selvatica, anche quelli nati e allevati in cattività, comprese quindi le tigri, sarebbe l’emanazione dell’atteso decreto “lista negativa” sancito nell’articolo 4, comma 1 del D. Lgs. 135/2022, che stiamo attendendo da marzo e sul quale abbiamo fatto numerosi appelli al Ministro Picchetto Fratin.