Se non si cambia l'approccio al problema, passando dalla reazione - quella che il mondo ha in atto oggi - alla prevenzione, future pandemie emergeranno, si diffonderanno e uccideranno più del Covid-19.
Il rapporto sui legami fra degrado della natura e rischi crescenti di pandemia diffuso dall'Ipbes, (Piattaforma intergovernativa di politica e scienza sulla biodiversità e i servizi ecosistemici) e redatto da 22 esperti internazionali suona un'ennesima sirena d'allarme, dopo quella di altre istituzioni globali.
Si stima, dichiarano gli scienziati, che ci siano altri 1,7 milioni di virus ancora "non scoperti" in mammiferi e uccelli e che fino a 850.000 di loro siano in grado di infettare le persone
Il rischio di pandemia da cambiamenti antropogenici in aumento esponenziale e si concretizza nella distruzione degli habitat, nell'invasione umana e di animali "da reddito" che cancellano interi ecosistemi e aprono a nuovi spillover e ad agenti patogeni.
Le attuali strategie di contrasto alle pandemie mirano a controllare le malattie quando emergono, ma è anticipandole che si sconfiggono.
Per gli studiosi, il rischio potrebbe ridursi in modo considerevole con un consumo responsabile in cui si cali sensibilmente l'utilizzo della carne della fauna selvatica e degli animali d'allevamento, entrambi ad alto rischio pandemico.
La fuga dall'Era Pandemica deve prevedere azioni politiche che favoriscano la prevenzione come la transizione verso alimentazioni più sane, più sostenibili e diversificate e la tassazione del consumo di carne e della sua "produzione", dichiara l'Ipbes. L'orientamento verso alimenti plant based risulta più che urgente e necessario, nessuna scusa, concludiamo noi.
Altre motivazioni? Anche qui.
Roberto Bennati, Direttore Generale LAV e Paola Segurini, Area Veg LAV
(foto dal web - ipbes.net)