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Coldiretti a Parma contro carne coltivata: ennesimo tentativo di ostacolare il progresso

"Facciamo luce” sulle argomentazioni e sulle richieste della manifestazione del 19 marzo.

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Ultimo aggiornamento

giovedì 20 marzo 2025

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Uno sleale tentativo di proteggere il sistema che ogni anno uccide 630 milioni di animali

#Facciamoluce, è lo slogan che Coldiretti ha adottato, nell'ennesima manifestazione populista e ideologica, organizzata ieri sotto gli uffici di EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) a Parma, per ostacolare il progresso della carne coltivata.

Che Coldiretti non abbia nessuna vergogna nel mostrarsi antagonista all'innovazione, sfociando in controsensi e divulgando volutamente fatti scientificamente incorretti non è una novità, tuttavia, è necessario “fare luce” sulle argomentazioni che porta e le richieste che avanza, di nuovo.

La carne coltivata, come noi di LAV abbiamo estensivamente illustrato nel nostro position paper, potrebbe diventare un'alternativa alla carne proveniente da macellazione e, se prodotta in modo effettivamente etico, permetterà di offrire a quei consumatori che ancora non riescono ad eliminare dalla propria alimentazione la carne un'opzione priva di crudeltà e sofferenza.

Inoltre, dagli studi scientifici finora disponibili, risulta avere un impatto ambientale significativamente inferiore a quello della carne da macellazione, che ha ripercussioni gravose oltre che sulla condizione degli animali, anche sul clima e la salute di tutte le persone.

La ragione dell'insofferenza coldirettiana per la carne coltivata non sembra quindi avere fondamenta logiche: la richiesta di trial pre-clinici per la futura commercializzazione della carne coltivata vorrebbe che il prodotto venisse analizzato con il medesimo iter con cui avviene la valutazione di farmaci, cosa pressoché inattuabile. Si tratta di pura propaganda.

A questo proposito, una dichiarazione firmata da 16 scienziati italiani sottolinea che farmaci e alimenti seguono processi di approvazione distinti, perché rispondono a esigenze radicalmente diverse. Paradossalmente, la regolamentazione alimentare è importata a maggiore sicurezza, basti pensare che un farmaco può essere autorizzato anche in presenza di effetti collaterali noti, mentre EFSA può approvare prodotti solo in assenza di rischi per la salute.

Inoltre, come si legge sulla pagina social di Coldiretti, la richiesta per un'Europa “equa e coraggiosa, che garantisca a tutti i cittadini cibi sani e sicuri” cozza platealmente con la manifestazione medesima, che non è altro che un tentativo di condizionamento dell'organo europeo deputato esattamente al controllo e alla valutazione di ogni nuovo prodotto alimentare, per altro con un processo di analisi tra i più dettagliati e severi al mondo.

Se la direzione in cui si dichiara di voler procedere è quella di una maggiore equità, sostenibilità e accessibilità di cibo sano, allora si dovrebbe supportare ogni innovazione che ha la potenzialità di migliorare il sistema alimentare attuale.

Si dovrebbero promuovere i cibi vegetali e disincentivare il consumo di prodotti di origine animale, che la letteratura medica indica a vari livelli infiammatori, cancerogeni, precursori di malattie cardio-vascolari, da una parte, e che quella scientifica, dall'altra, ci indica come estremamente impattati sul clima e sull'ambiente.

Se Coldiretti davvero fosse interessata alla salute dei cittadini e a fare chiarezza sul contenuto dei prodotti alimentari, allora le dichiarazioni del Presidente Prandini sono un errore di incoerenza involontario: “Non accetteremo mai una forma di etichettatura che penalizzi un settore come il vino che l'Unione Europea dovrebbe promuovere”.

Il vino, infatti, proprio grazie a trial medici tanto cari all'associazione, è risultato avere una stretta correlazione con un aumentato rischio di contrarre diverse forme tumorali. Che si stiano applicando due pesi e due misure?

Ciò a cui mira Coldiretti è infatti ben lontano dalla luce, dalla sicurezza alimentare e dalla salute dei cittadini: l'obiettivo sono i fondi europei e il mantenimento della propria posizione di potere.

Lo abbiamo visto nel docufilm Food For Profit e lo ribadiamo ora: alla base del sistema zootecnico e dei suoi sostenitori non c'è un interesse per il piccolo produttore, la filiera e neanche per il tanto declamato patrimonio agro-alimentare italiano, ma ci sono ben precise logiche economiche e politiche, fondate e rafforzate dallo sfruttamento del territorio, dell'ambiente, degli animali e delle persone.

L'ennesimo tentativo di Coldiretti per accaparrarsi consensi e sostegno, sfruttando argomentazioni ideologiche abbellite da un falso nazionalismo (ricordiamo i poco nazionalisti accordi con McDonalds), è uno sleale tentativo di proteggere un sistema che ogni anno uccide più di 630 milioni di animali, ripercuotendosi su una situazione ambientale già allo stremo e alle spese dei cittadini.