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Clima pazzo. Oppure pazzi noi? La nostra intervista a Mario Tozzi

Tragedie come la frana a Casamicciola, Ischia, fanno davvero male al cuore. Ma i rischi saranno sempre più elevati se non modifichiamo subito comportamenti e politiche. Ne parliamo con Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico.

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Ultimo aggiornamento

lunedì 28 novembre 2022

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"Occorre radicare una solida cultura della prevenzione"

Tragedie come la frana a Casamicciola, Ischia, con 8 vittime, 4 dispersi, centinaia di sfollati e un Paese deturpato, fanno davvero male al cuore. I soccorsi proseguono, come la conta dei danni, ingenti: immagini e notizie ancor più dolorose se pensiamo che anche questa è probabilmente un’altra ‘calamità annunciata’. Pubblichiamo una recente intervista a Mario Tozzi – geologo e divulgatore scientifico - che i nostri iscritti troveranno sulla rivista Impronte di dicembre, proprio su queste calamità. Coraggio Ischia!

Possiamo sostenere uno sviluppo senza limiti su un Pianeta limitato per definizione? Le condizioni climatiche e ambientali sono cambiate radicalmente negli ultimi decenni e diventeranno incompatibili con la vita se non cambiamo gli stili di vita e le politiche quotidiane prevedendo una maggiore cura degli animali e dell’ambiente naturale. L'Italia si trova nel Mediterraneo, definito dai climatologi una delle aree hot-spot dei cambiamenti climatici. Quindi la nostra penisola è esposta a un rischio climatico elevato, tra cui una maggiore frequenza e/o intensità degli eventi estremi, come inondazioni, ondate di calore e siccità. Ne abbiamo parlato con Mario Tozzi, geologo, divulgatore scientifico e autore di numerosi saggi. Con lui, nei primi mesi della Pandemia, abbiamo realizzato un dettagliato approfondimento per la trasmissione Sapiens su zoonosi e allevamenti intensivi e in paricolare sul ruolo attivo dei visoni nella diffusione del virus Sars Covd-2 (puoi rivedere la trasmissione Sapiens su Raiplay) prologo di uno storico divieto d’allevamento di questi animali, che siamo riusciti ad ottenere quest’anno, in Italia, dopo anni di campagne antipellicce.

Siamo un paese fragile dal punto di vista idrogeologico ma anche soggetti a choc climatici: sono almeno 1300 gli eventi avversi da fronteggiare in un anno in Italia. Siamo preparati a gestire queste emergenze? Quali sono gli interventi che non possono più essere rimandati?

Prima di tutto occorre evitare le opere inutili legate all’antropizzazione e che spesso deturpano l’ambiente: da questo punto di vista fare il meno possibile è ormai indispensabile. La realtà è che occorre fare un radicale passo indietro nelle opere di urbanizzazione e avere cura e rispetto dell’ambiente naturale.
Siamo una sola specie, quella umana, contro il resto dei viventi. Le prove delle responsabilità dei Sapiens verso lo stato del pianeta Terra sono ormai acclarate, e tutti i più autorevoli scienziati del mondo sono concordi nel riconoscerle, anche se i meccanismi di comunicazione spesso tendono ad accreditare posizioni “scettiche” che non sono presenti negli studi specialistici.

C’è la volontà, individuale ma anche politica, di risalire al nesso di “causa ed effetto” di emergenze come la Pandemia che da due anni ha colpito il mondo intero, o causate da disastri climatici?

Dal punto di vista scientifico c’è una preparazione ancora molto scarsa e dunque una volontà davvero esigua di comprendere il nesso di “causa-effetto” degli eventi idrogeologici e climatici avversi. Troppo spesso poi entrano in gioco la malafede e le logiche speculative… e così il danno è fatto!

Sostenibilità: perché è importante favorire le conoscenze e la cultura della sostenibilità? Cosa non è piu sostenibile?

Siamo nel vortice di una “orgia costruttiva” che va fermata. Siamo il Paese con maggiore cementificazione, anche selvaggia: 1mq di territorio ogni secondo viene letteralmente mangiato dal cemento, da infrastrutture e opere di urbanizzazione, perfino inutili oltre che invadenti e dannose per l’ambiente. Opere che spesso deturpano l’ambiente, fino a sottrarre spazio all’alveo naturale dei fiumi, letteralmente deturpato e bruciato dal cemento. E con le conseguenze disastrose, in termini di vite umane e animali compromesse, che ripetutamente riempiono la cronaca del nostro Paese. Non è accettabile limitarsi alla conta dei danni, occorre radicare una solida cultura della prevenzione.

Il quadro normativo è adeguato per fronteggiare emergenze climatiche e pandemie?

Non è assolutamente preparato né adeguato. Ad esempio. in Italia non esiste un Piano di adattamento climatico nazionale e aggiornato (mi risulta una bozza in via d’approvazione dal 2018) come invece in altri Paesi: in Europa la Germania ne ha uno. Eppure, l’Italia è tra i paesi europei più sottoposti al rischio climatico, trovandosi nel bacino del Mediterraneo… ma ancora non siamo al passo nel processo di adattamento ai cambiamenti climatici.

La scuola è preparata a formare le nuove generazioni sui temi della prevenzione e della sostenibilità? E il settore dell’informazione?

Purtroppo, non sono temi presenti nei programmi scolastici, non è materia di studio né vengono forniti libri specifici agli studenti. Sono argomenti che, al massimo, vengono trattati in qualche saltuaria ora di approfondimento attraverso interventi spot e del tutto insufficienti a informare e a formare: una goccia nell’oceano.
Rispetto al mondo dell’informazione, se parliamo di dissesto idrogeologico oggi c’è una maggiore consapevolezza, probabilmente anche a causa degli eventi avversi che hanno colpito molte aree della nostra Penisola negli ultimi decenni. Purtroppo, però, spesso siamo in balia dei negazionisti a oltranza. Sul cambiamento climatico gli scienziati sono ormai allineati nell’affermare che è accelerato e dipende nettamente dai comportamenti umani, eppure c’è chi ancora nega questa realtà. E talvolta, per dinamiche davvero poco comprensibili, anche di fronte a tali evidenze scientifiche, alcuni mezzi d’informazione sentono il bisogno di interpellare chi la pensa diversamente, chi è pronto a negare l’evidenza: mi chiedo, ma perché? Il cambiamento climatico, infatti, è un fenomeno fisico e si affronta solo con il metodo scientifico, non con le opinioni.

Quali progetti hai in corso?

Su Raitre il sabato sera sono in onda con la nuova edizione della trasmissione “Sapiens – Un solo Pianeta” e dal 25 ottobre è in libreria il mio un mio nuovo libro, edito da Mondadori, che si intitola “Mediterraneo inaspettato” sui segreti di questa vasta area: viviamo sulle sue coste, lo navighiamo ma in pochi conoscono la sua storia più antica e le straordinarie trasformazioni che ha subito in milioni di anni, quando nessuno di noi c’era. Il racconto da voce alle specie che lo abitano e ai loro antenati - pesci, cetacei, scimmie e mammuth - che vi hanno vissuto quando ancora era il grande oceano Tetide e si sono dovuti adattare ai cambiamenti che ne hanno mutato il volto. E soprattutto esprimono la preoccupazione davanti allo scempio di cui è quotidianamente vittima per mano dell'uomo, l'unica specie che, credendo di poter dominare i sistemi naturali, è stata in grado di dilapidare un autentico patrimonio, rubandolo alle generazioni future.

Intervista di Maria Falvo