Il Consiglio Regionale della Toscana ha approvato a maggioranza un Ordine del giorno, primo firmatario Leonardo Marras (Pd), che approva la linea “sparatutto” dell’assessore alla caccia Marco Remaschi, sulla gestione degli ungulati e in particolare del cinghiale. Alla linea della Giunta regionale si sono opposti il Movimento 5 Stelle e Sì, Toscana a Sinistra che hanno invece proposto lo sviluppo di soluzioni non cruente.
Una delle proposte dell’assessore Remaschi è infatti di creare un marchio DOP per la carne di cinghiale toscana, cosa che contribuirebbe pesantemente a creare quel ‘sistema cinghiale’ che ormai la Regione Toscana sostiene da tempo, basato non su un effettivo interesse alla riduzione del numero, ma ad accontentare le voglie di abbattimenti dei cacciatori e gli organizzatori delle varie sagre paesane.
“Se immettiamo la carne di cinghiale sul mercato, con tanto di marchio DOP, creiamo un aggiuntivo incentivo economico alla proliferazione di questi animali, che si va ad aggiungere ai foraggiamenti abusivi da parte dei cacciatori, e alle immissioni di esemplari non autoctoni effettuate in tempi passati, senza considerare che la caccia in braccata è proprio una delle cause riconosciute di questa stessa proliferazione, per il suo effetto di alterazione dei branchi e di rimbalzo riproduttivo”, dichiarano Massimo Vitturi, responsabile nazionale Animali Selvatici LAV e Giacomo Bottinelli, consigliere nazionale LAV .
“E’ evidente che la Regione mira a promuovere un incremento dei cinghiali in Toscana, come dimostra l’aumento del numero che in decenni di caccia spietata non è mai stato ridimensionato. I metodi di sterilizzazione farmacologica sono l’unico mezzo che consenta in prospettiva un effettivo controllo, sottraendo questa specie al gioco dei cacciatori, degli organizzatori di sagre e dei venditori di carne. Altrimenti è scontato che sarà sempre nell’interesse di tutti questi soggetti mantenere elevati i livelli di popolazione”, concludono Vitturi e Bottinelli.