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Ciao Gianpaolo, alfiere dei diritti, amico della LAV

Era sempre un metro di ragionamento più avanti di tutti noi.

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Ultimo aggiornamento

martedì 05 novembre 2024

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E' morto Gianpaolo Silvestri, cofondatore dell'ArciGay e dei Verdi, senatore dal 2006 al 2008. Grazie a lui c'è la Legge che riconosce il diritto d'asilo per chi è discriminato nel suo Paese.
Naturale amico della LAV, ci aveva salutati in occasione del congresso dei nostri 40 anni con una bellissima prolusione sui diritti degli animali. Era sempre un metro di ragionamento più avanti di tutti noi.
Ha sostenuto l'importanza dello sviluppo della carne coltivata, per riuscire a sbaragliare quegli allevamenti che tanto feriscono anche la sua terra bresciana, prima ancora che se ne iniziasse a parlare. Come l'odiata caccia, lui nato in una delle province a più alto tasso venatorio, contro la quale aveva concorso a far realizzare i due tentativi di referendum nazionali nella seconda metà degli anni '80.
Lo vogliamo ricordare, per chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo, pubblicando il suo intervento in un numero speciale degli approfondimenti che ha curato per diversi anni, “Mappe” che risale al novembre 2002, ventidue anni fa.
Ciao Gianpaolo.

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«Le bestie non sono così bestie come si pensa», asseriva Moliere nell'Anfitrione. Gli umani talvolta sì, viene da chiosare dopo aver letto i contributi appassionati e documentati, inerenti alle tante anime dell'animalismo - con relativi campi d'intervento - e lo straziante grido di rabbia e dolore di fronte alla tragica situazione di sofferenza cui condanniamo gli altri animali. Davvero è il caso di sottoscrivere l'Orwell della Fattoria degli animali che sentenzia «Quattro zampe buono, due zampe cattivo», intendendo ovviamente per bipede la specie umana.
Pur essendo uno dei dati fondanti del pensiero ecopacifista e tra i principi costituenti la Federazione dei Verdi, è indubbio che l'animalismo rimanga ancora, nonostante il generoso sforzo di moltissime donne e uomini, il «luogo ove una folla tace e gli amici non riconoscono» (parole rubate a Franco Fortini).
In realtà esso presuppone una vera rivoluzione, uno scardinamento degli assunti logico/scientifici cui è nata la modernità, un'elusione della dicotomia cartesiana con annesso concetto animale-macchina; implica, come il femminismo e l'ecologia, un rifiuto secco dell'economicismo imperante e una rivisitazione delle coordinate della Storia che sbricioli poteri, certezze, consuetudini, senso comune, appartenenze.
L'animalismo ci suggerisce inclusività, interdipendenza, armoniosa convivenza; la sua assunzione — ammoniscono i contributi di questo Mappe - è la chiave di volta contro le esclusioni e le gerarchie consolidate dal vincente e devastante antropocentrismo occidentale.
In uno splendido libro del lontano 1979 (Il coltello e lo stilo - animali, schiavi, barbari, donne, all'origine della razionalità scientifica), Mario Vegetti analizza come, partendo dalla natura della democrazia ateniese (archetipo della democrazia in genere) e giungendo sino agli albori della modernità con l'affermarsi dell'imperativo razionale scientifico, sia evidente il dato d'esclusione del patto di cittadinanza.
Animali, schiavi, barbari (stranieri, immigrati), donne: incredibile come i soggetti non interni al “politico”, fuori del Palazzo, dalle mura e dall'agorà, siano nei tempi sostanzialmente gli stessi. È ancora l'urlo di Antigone che vale, le lacrime di colei che, sul cadavere del fratello, non accetta la razionale/neutra/oggettiva logica del Potere costituito, e grida No in nome di un'umanità che lo trascende e lo delegittima.
Qualcuno potrebbe affermare che oggi non ci sono più schiavi. A parte l'opinabilità di tale asserzione, specie in relazione a nuove post-moderne forme in cui nel terzo millennio la schiavitù si presenta, mi è amaro obbligo ricordare che nella “Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e le relative intolleranze” dell'Onu, tenutasi a Durban, in Sudafrica nel settembre 2001, molte nazioni (capitanate dagli Usa) si sono rifiutate di dichiarare lo schiavismo “crimine contro l'umanità”.
La rivoluzione gentile che l'animalismo ci propone ha la stessa valenza millenaria della rivolta di Spartacus, lo schiavo romano che non riteneva eterne e naturali le motivazioni e le norme che lo rendevano “oggetto”, non libero. Non a caso Lega spartachista fu anche il nome del movimento di Rosa Luxemburg, la rivoluzionaria uccisa il 15 gennaio 1919 a Berlino.
Altre oppressioni, altre rivolte, altre dignità da affermare. Come significativo e non casuale è che — non sembri una forzatura - la prima guida internazionale omosessuale si chiami, appunto, Spartacus.
Gli animali, tra gli esclusi, sono indubbiamente gli ultimi tra gli ultimi e davvero il nostro vecchio slogan («dare voce a chi non ha voce») aveva in loro il principale referente.
Credo che il pensiero animalista sia tra quelle “intuizioni” feconde in grado di consegnarci un nuovo alfabeto, di scrivere un'altra narrazione, di uscire dalla preistoria. E ancora una volta 'empatia, questa nostra capacità di sentire, condividere, soffrire con e per gli altri, che ci indica il giusto. Un giusto che afferma con forza, come dato iniziale e indisponibile, non trattabile, il rifiuto di procurare sofferenza ad ogni essere vivente. E un imperativo categorico dell‘animalismo (ma non solo) che parla e interpella tutti noi. E foriero di un'altra umanità, di altre relazioni, è (come ebbe a dirmi Johan Galtung riferendosi ai diritti) «una scommessa di pace». Non credo sia un caso – a tale proposito -, che la Carta dei diritti d'Europa non contempli quelli degli animali e il diritto alla pace.
Siamo però ottimisti poiché consapevoli delle ambiguità, delle contaminazioni, del percorso carsico cui i movimenti e il processo di liberazione 0ggi sono caratterizzati. L'animalismo è una rivoluzione vera e come tutto ciò che cambia radicalmente lo stato di cose presenti, ha valenza storica (auguriamoci però non tempi storici). Le sue coordinate implicano non solo una “attenzione” agli altri animali ma, credo, un habitat diverso, un'altra economia, una diversa qualità della vita; implicano il gesto “gratuito”, quello che dà senso e identità alle relazioni e all'esistenza; implicano scommettere su questo pianeta e sulla sua ricca biodiversità con curiosità verso l'altro da sé e confronti/incontri non distruttivi. Implicano, semplicemente, amare la vita. Per questo, per quello che in nuce già ci dice e per il no alla sofferenza che afferma, l'animalismo è una delle opzioni che ribalteranno il pianeta. E un architrave di scienza, pensieri, sentimenti che espliciteranno il futuro sostenibile, la terra delI'alleanza tra le specie, l'assioma dell'armonia.
Anche per chi come me incontra ancora oggi difficoltà, ha resistenze, non tutto comprende, il grazie all'animalismo e alle migliaia di donne e uomini che lo animano è piacevole obbligo. Gli animalisti hanno con rigore elaborato scienza e conoscenza, praticato con amore il rifiuto della sofferenza e del dolore, aiutato a portare con Noè e la sua progenie le innumerevoli specie della vita nell'arca della salvezza («siamo tutti sulla stessa barca», recitava un nostro fortunato adesivo), lavorando anche — consapevolmente o non - affinchè, dopo il diluvio giunga la colomba recante il ramoscello d'ulivo della pace.
Come sempre occhi verdi sulla realtà: le sofferenze che procuriamo agli altri animali sono ben visibili nella loro tragica e terribile “normalità”. Non ci è permesso, al di la di differenti impostazioni teoriche e sensibilità, disconoscerle o far finta di niente. Le mani “pulite” dei Ponzio Pilato non hanno mai salvato alcun Cristo dalla croce.

Uno scolaro di nome Chou Yu
Uno scolaro di nome Chou Yu, che stava cucinando delle anguille per mangiarle, notò che una di queste si piegava in modo da rimanere con la testa e la coda immerse nel liquido bollente e tenere il corpo proteso in fuori; soltanto quando mori si lascio cadere completamente nell'acqua. Chou Yu, trovando questo fatto alquanto singolare, tirò fuori dalla pentola l'anguilla e la tagliò per aprirla. Al suo interno trovò migliaia di uova: l'anguilla aveva incurvato il suo ventre tenendolo fuori dalla zuppa bollente per proteggere le sue creature. Nel vedere ciò Chou Yu pianse, singhiozzò emozionato e giurò di non mangiare più anguille.*

Questa storia ci dimostra che le miriadi di creature viventi non sono prive di sentimenti e intelligenza.
E noi?
Gianpaolo Silvestri

*dal libro buddista: “Testimonianza della protezione della vita”
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