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Christpiracy: l'inconcepibile legame tra sacrificio animale e religione

Sofferenza e morte di animali in nome di una fede sono eticamente inaccettabili.

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martedì 08 aprile 2025

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Non esiste un modo etico di uccidere

Christspiracy, frutto del lavoro degli autori di Seaspiracy (2021) e Cowspiracy (2014) che arriva nelle sale italiane in questi giorni, è un documentario che indaga il legame tra sacrificio animale e religione.

La domanda, per noi retorica, su cui si snoda l'indagine è: esiste un modo etico di sacrificare gli animali in nome di Dio?

La religione ha partecipato nella promozione di pratiche violente nei confronti degli animali e l'origine di tali pratiche non è poi così sacra come oggi saremmo portati a credere
Non esiste un modo etico di uccidere, qualunque sia il motivo o la giustificazione data.

Non esiste una motivazione per uccidere, qualunque sia la tradizione religiosa che lo imponga.

Christspiracy è un film che ci fa riflettere sul rapporto con gli altri animali e sulla crudeltà dell'uccisione sistematica di esseri senzienti, che, quando mascherata da tradizioni e motivazioni religiose, avviene in modi ancora più crudi di quanto non accada quotidianamente nei macelli.

Un esempio? La possibilità di evitare, per motivi religiosi, lo stordimento preventivo degli animali che, ben consci di cosa li aspetta, ne percepiscono ogni doloroso momento.

Le religioni, con il beneplacito di diversi ordinamenti nazionali, legittimano diversi atti violenti nei confronti degli animali, commessi in nome di un dio.

Il regolamento (CE) n. 1099/2009 del Consiglio del 24 settembre 2009 sulla protezione degli animali durante l'uccisione e la macellazione stabilisce come principio lo stordimento preventivo degli animali, ma consente la macellazione senza stordimento in caso di macellazione rituale, a patto che avvenga in un macello autorizzato.

Oltre all'estrema sofferenza per gli animali, perfettamente coscienti nel momento dell'uccisione, in questi casi vi è anche l'alto rischio di episodi di macellazione clandestina.

Gli Stati membri hanno il potere vietare la macellazione senza stordimento, ma non tutti scelgono di farlo. E l'Italia è tra questi.

È importante, infatti, ricordare che, nel rispetto delle scelte religiose, uno Stato può prevedere lo stordimento obbligatorio degli animali nella macellazione.

Lo ha stabilito la Corte di Giustizia dell'Unione Europea che, dando ragione anche agli avvocati di Eurogroup for Animals, coalizione di cui la nostra Associazioni fa parte, nella sentenza del 17 dicembre 2020 nella causa C 336/19 ha riconosciuto il diritto di uno Stato membro di richiedere, nel contesto della macellazione rituale, uno “stordimento reversibile e non letale”.

Il principio della tutela degli animali - poiché la  mancanza di stordimento causa loro ulteriori sofferenze evitabili , come riportano tutti gli studi veterinari autorevoli – può quindi far superare precetti religiosi, adeguandosi al comune sentire della stragrande maggioranza dei cittadini.

I diversi credo religiosi, la loro espressione e le celebrazioni ad esse collegate non devono essere rinnegati in nome della tutela dei diritti animali, ma come tutte le parti della cultura, possono (e devono) evolversi, perché si adattino a standard più alti, migliori.

Le scelte alimentari senza crudeltà possono essere fatte da tutte le persone, a prescindere dalla religione o meno di appartenenza. L'Italia dovrebbe a questo proposito seguire l'esempio di altri Paesi europei come Belgio, Austria, Danimarca, Svezia che hanno previsto – grazie alla possibilità esplicita prevista dal Regolamento europeo 1099 del 2009 – come la Svizzera fa dagli inizi del ‘900, almeno lo  stordimento preventivo obbligatorio per le macellazioni effettuate con rito islamico ed ebraico.

Inoltre, seguire un'alimentazione esclusivamente vegetale, può essere una decisione etica non antagonista al proprio credo religioso, ma di grande impatto sulle vite di centinaia di migliaia di animali.