Lo scopo? Uccidere altri animali selvatici.
Oggi è il 5 giugno, Giornata Mondiale dell'Ambiente, una ricorrenza che dovrebbe celebrare la ricchezza e la varietà del nostro Pianeta.
Invece arriva la notizia di un'altra atroce crudeltà sugli animali.
Un cervo morto, probabilmente a seguito di un evento di predazione, è stato imbottito di lumachicida, un potente veleno che viene sovente utilizzato dai criminali che spargono bocconi avvelenati con l'intento di uccidere qualsiasi animale a seconda dell'esca utilizzata per confezionare il boccone.
L'uccisione di animali attraverso l'utilizzo di sostanze velenose è figlia della cultura venatoria.
Infatti fino al 1977, con l'avvento della Legge 968 sulla tutela della fauna selvatica che aveva cancellato la precedente norma sulla caccia, l'uso dei veleni era ampiamente consentito e diffuso al fine di poter uccidere qualsiasi animale selvatico, soprattutto quelli appartenenti a specie bollate come “nocive”.
Che poi di nocivo non avevano nulla, se non dal punto di vista dei cacciatori che ancora oggi pretendono di eliminare anche i loro competitori naturali, come ad esempio le volpi perché possono predare lepri e fagiani considerati dai cacciatori di loro esclusiva proprietà.
Fino al 1977 venivano posti limiti estremamente blandi all'uso dei veleni al solo scopo di tutelare la salute umana.
E' evidente che chi ha imbottito il corpo del cervo con il veleno aveva il chiaro intento di uccidere quanti più animali possibile: mammiferi che non disdegnano la carne come le volpi, ma anche uccelli “spazzini” come i corvidi e invertebrati sono morti tra indicibili sofferenze per responsabilità di una persona incapace di qualsiasi sentimento empatico, che se ne infischia anche delle possibili conseguenze che il suo gesto avrebbe potuto comportare alle persone che fossero incidentalmente venute a contatto con il veleno.
I crimini contro l'ambiente sono prima di tutto crimini contro gli animali selvatici nella Giornata mondiale dedicata alla tutela dell'ambiente, chiediamo tolleranza zero per il responsabile di questo atto vigliacco e perverso figlio di una sottocultura che si nutre di intolleranza e sopraffazione verso gli esseri più indifesi.