Il Cardellino è un piccolo uccello della famiglia dei fringillidi, diffuso su tutto il territorio nazionale e attualmente specie non cacciabile.
Tanta grazia, bellezza, eleganza accompagnata da un canto semplicemente meraviglioso. Eppure, nonostante sia un uccelletto che pesa meno di una cartuccia, c’è chi vuole prenderlo letteralmente a fucilate.
È stata presentata, infatti, in Lombardia, una proposta di caccia in Deroga finalizzata a consentire l’abbattimento del cardellino insieme a verdone, lucherino, fringuello, peppola, frosone, pispola, storno e tordela. Una esecrabile proposta che, laddove approvata, riporterebbe indietro di 50 anni la tutela della fauna, permettendo l’uccisione di piccoli uccelli canori, le cui popolazioni sono in costante declino.
Il Cardellino è sì un animale – al quale, come a tutti gli animali, devono essere garantiti rispetto, dignità e libertà –, ma è anche la metafora del connubio tra sacro e profano, bellezza e libertà, arte e natura, realtà e sogno, sofferenza e gioia, e solo chi ha la coscienza anestetizzata può pensare di sparargli.
Secondo il teologo spagnolo Isidoro di Siviglia (560 circa – 636) il Cardellino deve il suo nome al fatto che si nutre di cardi e di spine, come quelle che cinsero il capo del Cristo. E così si diffuse la leggenda del cardellino che si ferisce mentre tenta di estrarre le spine della corona, rimanendo macchiato in eterno del sangue salvifico.
Ciro Troiano
Criminologo, responsabile Osservatorio Zoomafia LAV