Capretta uccisa a calci ad Anagni: abbiamo depositato opposizione alla richiesta di archiviazione
Dopo aver preso visione ed estratto copia integrale degli atti, LAV ha predisposto e depositato l'atto di opposizione alla richiesta di archiviazione del caso, indirizzata al Giudice per le indagini preliminari dalla Procura di Frosinone.
Le indagini svolte, infatti, sono insufficienti e hanno portato il Pubblico Ministero ad accogliere acriticamente la tesi difensiva, secondo la quale la capretta fosse già morta prima di essere presa a calci. Questa decisione ci lascia sgomenti e chiediamo che invece le indagini proseguano.
Era lo scorso agosto, quando ad Anagni un gruppo di giovani, invitati ad una festa di compleanno che si teneva presso un agriturismo, ha deciso di uccidere una capretta a calci e riprendere il gesto in due video, poi pubblicati sui social.
Proprio dai video diffusi risulta chiaramente che la capretta di pochi mesi, indifesa e abituata al contatto umano, viene presa a calci da uno dei ragazzi che, anche incitato dagli amici, ripete il gesto spregevole, accanendosi sul piccolo corpo dell’animale, fino ad ucciderlo. In un secondo video si vedono gli stessi ragazzi trasportare la piccola capretta su una carriola e poi lanciarla da un muretto, tra sadiche risate e pericoloso entusiasmo dei presenti.
Le lacune investigative sono molte e gravi. Il dato che lascia veramente perplessi riguarda il fatto che, nonostante sia stato disposto il sequestro probatorio di sei telefoni cellulari (quelli in uso a tutti gli indagati) ‘al fine di reperire informazioni, foto/video e quant’altro utile all’accertamento dei fatti per cui si procede’, dagli atti risulterebbe che, invece, nulla di tutto ciò sia stato effettuato.
E ancora: non è stata escussa la moglie del titolare dell’agriturismo, che pure è stata indicata da diversi soggetti come persona presente ai fatti, né il veterinario di riferimento della struttura, al fine di verificare se la capretta in questione fosse sana o se presentasse già problemi di salute.
Non è stata fatta un’indagine approfondita al fine di verificare se, tra il personale in servizio quella sera nella struttura ricettiva, vi fosse qualcuno che avesse assistito o potesse riferire informazioni utili come ad, esempio, l’aver visto i ragazzi aggirarsi nei pressi del recinto ove erano stallati gli animali, l’aver notato se tutti gli animali fossero rinchiusi all’interno del recinto e, ancora, l’aver notato la presenza dell’animale riverso per terra.
Non sono stati acquisiti, inoltre, tutti gli atti di indagine contenuti nel fascicolo della Procura presso il Tribunale per i Minorenni di Roma, competente ad indagare in ordine ai fatti commessi da soggetti minorenni presenti quella sera.
Non è stata, infine, eseguita una consulenza tecnica sui video che riproducono le immagini incriminate al fine di verificare con certezza l’orario in cui si è svolto il fatto e accertare se la capretta, mentre veniva brutalmente presa a calci, avesse reagito.
Alla luce di tutto questo, riteniamo che l’archiviazione del caso sia del tutto ingiustificata: è necessario invece proseguire con le indagini, verificando quanto ancora non è stato preso in considerazione.
Ci auguriamo che le istituzioni rispondano positivamente a questa nostra richiesta, la violenza infatti non è meno grave a seconda di chi sia la vittima. Un animale è morto di morte violenta e sono necessarie pene esemplari per chiunque li maltratti o li uccida.