Da molto tempo è noto che le grandi scimmie (scimpanzé, bonobo, gorilla, orang-utan) abbiano un’alta complessità nella struttura cerebrale ed etologica.
Questi animali, tra i tanti aspetti, hanno comportamento sociale, capacità di apprendimento, si tramandano storie ed insegnamenti tra generazioni, compiangono i defunti, sanno essere altruisti e parlano, non attraverso parole (vista la mancanza di corde vocali capaci di formulare suoni a noi comprensibili), ma con un repertorio ampissimo di vocalizzazioni associate a gesti ed espressioni facciali.
A molti scimpanzè è stato insegnato il linguaggio dei segni, attraverso il quale noi abbiamo potuto comunicare con loro e capirli meglio, scoprendo che formulano frasi con soggetto, oggetto e predicato, che vivono il lutto vegliando sul defunto e che adulti che avevano appreso il codice muto lo avevano insegnato ai loro cuccioli.
Questi incredibili animali, però continuano ad essere sfruttati, violentanti e uccisi per fini scientifici, cadendo vittime dell’inutile e dannosa vivisezione.
Proprio perché simili all’uomo vengono sfruttati soprattutto per studi sull’HIV, sui vaccini e sulle funzioni cognitive, ma negli USA il Nonhuman Rights Project (Nhrp) ha intentato causa presso la Corte Suprema di New York per tentare di far dichiarare che gli scimpanzè sono persone legali e che dovrebbero essere liberate dalla loro cattività.
Oggetto della causa due primati usati a fini sperimentali presso la Stony Brool University e altri due tenuti in una proprietà privata.
Nel caso di successo, si creerebbe un incredibile precedente giuridico (speriamo il primo di tanti) che confermerebbe come i primati debbano godere di diritti in quanto esseri senzienti e di libertà fuori dalle gabbie dei laboratori e degli zoo che li rendono schiavi.
Michela Kuan, responsabile LAV Vivisezione