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Canile Parrelli: concluso il processo con responsabilita' degli imputati

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Ultimo aggiornamento

domenica 04 ottobre 2020

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Si è concluso con la conferma della responsabilità penale degli imputati, il processo di fronte alla Corte di Appello di Roma, cui avevano fatto ricorso la responsabile del canile Parrelli di Roma e i due inservienti, già condannati il 2 ottobre del 2018 dal Tribunale di Roma per il reato di detenzione incompatibile di animali tale da causare gravi sofferenze (articolo727 comma 2 del Codice penale). 

I tre imputati sono stati condannati al risarcimento del danno in favore delle parti civili, seppur assolti per intervenuta prescrizione. 

Nonostante sia intervenuta la prescrizione del reato contestato ai sensi dell’art. 727, possiamo comunque considerarla una tappa positiva di una storica battaglia, che l’intera cittadinanza romana ha cominciato più di trent’anni fa contro questo contestatissimo canile, con presidi e manifestazioni, tantissime segnalazioni e denunce dei cittadini romani con richieste d'indagine, che hanno avuto un giro di vite nel 2013 quando a seguito di un’articolata denuncia la struttura fu posta sotto sequestro dall’allora NIRDA del Corpo Forestale dello Stato.

Noi di LAV, parte civile nel processo di primo grado di fronte al Tribunale di Roma, eravamo presenti in aula anche oggi. 

In questa vicenda complessa dal punto di vista giudiziario (per due volte era stato chiesto il dissequestro della struttura e degli animali), abbiamo contribuito attivamente a mettere in sicurezza e salvare più di 500 cani e gatti detenuti nella struttura, chiusa definitivamente da cinque anni, riuscendo ad ottenere la custodia giudiziaria di più di 200 cani e gatti ai quali ha trovato una famiglia che li ha accolti con amore. 

Pluridenunciato da 30 anni – canile di riferimento dell'Associazione L.A.I. – il canile Parrelli era stato oggetto di centinaia di esposti da parte dei cittadini e di associazioni, fra cui LAV, con richieste d'indagine, mai svolte. Nel 1994, durante un blitz nel canile, furono trovate 40 carcasse di cuccioli soppressi e congelati. 

Questa vicenda deve far riflettere su come sia necessario controllare in maniera attenta le strutture di ricovero per animali, e le condizioni in cui cani e gatti sono tenuti; controlli peraltro incentivati anche attraverso un fondo del Ministero dell’Interno per la prevenzione del maltrattamento in danno agli animali che, seppur esiguo e non destinato a tutte le Regioni (il Lazio, ad esempio, ne usufruisce) permetterebbe di espletare maggiori ispezioni e di fare formazione per gli addetti ai controlli, formazione che LAV si è dichiarata disponibile a fare gratuitamente con i propri esperti. 

Deve inoltre far riflettere su come siano necessarie pene e norme più efficaci per coloro che uccidono o maltrattano animali, o che li tengono in condizioni incompatibili con la loro natura. Per questo motivo LAV ha lanciato la campagna #CHIMALTRATTAPAGA e presentato una proposta di legge che si augura che il Governo e il Parlamento approvino al più presto

Ringraziamo l’avvocato Raffaella Sili, del Foro di Roma, per l’assistenza legale fornita fino dalla fase della denuncia.