In questi giorni l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, ha diffuso una campagna pubblicitaria per tutelare i bambini dall’abuso di farmaci per adulti. Le motivazioni sono chiare: il bambino non è un piccolo adulto.
Quindi ci sono evidenti differenze nella metabolizzazione e assorbimento dei composti farmaceutici e non basta dimezzare le dosi perché non è solo una questione di quantità. Al momento oltre il 50% dei farmaci pediatrici è testato solo su adulti (di solito maschi). A queste considerazioni si aggiunge che la fascia sotto i 18 anni è poco attraente per il mercato e la situazione diventa ancora meno chiara quando si tratta della fase gestazionale che invece è cruciale nello sviluppo di malattie nell’adulto.
Finalmente una campagna che ci trova d’accordo perché la salute bambini deve avere massima tutela, senza esporli a rischi. Ma quello che ci preme sottolineare è: se l’uomo adulto non è un buon modello per il bambino che è un rappresentante giovanile della stessa specie, come mai tutti i farmaci vengono testati su animali che sono radicalmente altro?
L’AIFA sottolinea la diversa metabolizzazione dei farmaci e i rischi che ne conseguono nelle diverse età, ma tace sul fatto che proprio gli stessi composti vengono settati su topi e ratti… come possono, quindi, essere sicuri?!
Michela Kuan
Biologa, resp. LAV Vivisezione