Una vita che vale meno di poche decine di euro, nessuna sorpresa: chi uccide “per sport”, può farlo ogni giorno e con chiunque.
Era malato, quindi non degno di vivere. Un colpo di fucile e via, la soluzione è lì, a portata di pallottola. Peccato che quel proiettile, oltre ad un uccidere un cane, abbia ferito anche un passante.
È di qualche giorno fa la notizia di quanto avvenuto a Montespertoli (FI) e che dimostra, ancora una volta, come spesso i cacciatori si caratterizzano per condotte eticamente e legalmente non accettabili nella nostra società. La motivazione del gesto? Risparmiare sulla visita veterinaria. Davvero una vita può valere meno di poche decine di euro?
Quella dei cacciatori è una minaccia alla sicurezza pubblica che non deve più essere ignorata. Solo nella scorsa stagione venatoria, come riportano i dati dell’Associazione Vittime della caccia, sono state ben 19 le persone uccise e 60 quelle ferite dai fucili da caccia, uno scandalo al quale anche le istituzioni sembrano oramai assuefatte, derubricandolo a un insieme di imprevedibili “incidenti”.
Tuttavia, è chiaro che se un cacciatore uccide una persona nella presunzione che fosse un cinghiale, significa che quando ha sparato non ha affatto controllato a chi stesse sparando, un comportamento criminale per chi detiene un’arma da fuoco.
Ma la situazione è sicuramente destinata a peggiorare, dopo che con la Legge di Bilancio 2023 è stato approvato l’emendamento “caccia selvaggia” grazie al quale i cacciatori possono ora sparare anche all’interno delle città e delle aree protette.
C’è il rischio concreto di diventare tutti bersagli di cacciatori come quello di Montespertoli o come i suoi colleghi che spesso sparano alla presunta preda senza neppure essersi accertati dove sia puntato il fucile prima di premere il grilletto.
LAV si costituirà parte civile nel procedimento penale per chiedere che l’uccisione del cane, considerato dall’uomo al pari di uno strumento utile alla caccia e non come essere vivente, venga punita e per ricordare che le pene previste per i reati a danno degli animali non sono al momento commisurate al sentire comune che li vede come membri della famiglia e non come oggetti di cui disfarsi quanto non servono più al loro scopo.
Ad oggi la Legge prevede infatti una condanna fino a due anni per uccisione ma vogliamo da Parlamento e Governo un inasprimento e una certezza della pena con il divieto di adozione e acquisto di animali per chi viene condannato.
Inoltre, sottolineiamo come il conseguente ferimento del passante conferma la possibile pericolosità del cacciatore motivo per cui chiediamo che gli sia immediatamente revocata la licenza di caccia per incapacità di gestione dell’arma e a tutela della sicurezza dei cittadini.