Italia deve rispondere a ben 2 procedimenti di infrazione da parte UE.
Iniziano a trapelare i primi risultati del lungo anno di battaglie promosse dalla LAV per fermare la deriva filo venatoria del nostro Paese, inaugurata con l'approvazione del famigerato emendamento “caccia selvaggia” a seguito dell'insediamento del governo Meloni.
Dalla campagna “Siamo Tutti Bersagli” avviata a marzo dello scorso anno con la petizione delle Giornate Nazionali della LAV, proseguita con numerose sollecitazioni ai Sindaci per l'istituzione di divieti di caccia a livello comunale, infine culminata nella manifestazione anticaccia e per la tutela degli animali selvatici svolta a Trento il 16 settembre, all'appello di novembre diretto al Presidente della Repubblica Mattarella in occasione delle giornate di mobilitazione nazionale della LAV, affinché garantisse il rispetto del principio fondamentale di tutela degli animali inserito nell'articolo 9 della Costituzione due anni orsono.
Grazie all'indispensabile sostegno degli attivisti, dei soci e di tutti i firmatari, LAV ha dato voce al dissenso della stragrande maggioranza della cittadinanza, riuscendo a intaccare l'inaccettabile, sanguinaria egemonia dei cacciatori sugli animali selvatici.
Infatti, ora l'Italia si trova costretta a rispondere non a uno ma a ben due procedimenti di infrazione concomitanti avviati dall'Unione Europea.
Entrambi sono dovuti a violazioni delle normative comunitarie conseguenti l'approvazione delle modifiche legislative volute dalla maggioranza parlamentare per soddisfare le pretese della lobby venatoria.
Da un lato l'emendamento “caccia selvaggia” approvato a dicembre 2022 ha rimosso qualunque limite temporale e spaziale all'attività venatoria, legittimando un assedio totale agli animali selvatici in spregio in particolare della Direttiva Uccelli (2009/147/CE), dall'altro l'approvazione della Legge 136/23 ha travisato il contenuto del Regolamento UE (2021/57) affinché i cacciatori potessero continuare a utilizzare le munizioni in piombo nelle zone umide, nonostante le conseguenze deleterie sugli animali e sulla salute umana.
Le timide rassicurazioni offerte il 3 aprile scorso dal Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica Pichetto Fratin, nella sua risposta in aula alla Camera ad una interrogazione presentata dal deputato M5S Caramiello [*] che verteva proprio sulle possibili violazioni del diritto europeo, lungi dal sostenere la rivoluzione necessaria per sanare l'intero impianto normativo in materia, lasciano presagire l'esito di una doppia condanna per il nostro Paese.
Se così fosse, si tratterebbe di un regalo estremamente oneroso fatto involontariamente da tutti i contribuenti italiani ad un'esigua minoranza che, a dispetto delle normative comunitarie e nazionali, esige e ottiene il monopolio assoluto sugli animali selvatici, patrimonio indisponibile dello Stato, per potersi dilettare con il raccapricciante, preistorico “passatempo” chiamato caccia.
Continueremo a lottare in ogni sede con tutti i mezzi a sua disposizione affinché il più grande attacco mai sferrato agli animali selvatici nel nostro paese si concluda il prima possibile.
La loro dignità e la nostra sicurezza non possono essere ridotte a mera merce di scambio negli intrallazzi tra la lobby dei cacciatori e i loro fidi, ubbidienti rappresentanti istituzionali.
[*] resoconto
stenografico: XIX Legislatura - Lavori - Resoconti Assemblea -
Dettaglio sedute (camera.it) video dal minuto 06:10:20 evento
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