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Brescia: cacciatore-bracconiere condannato per detenzione illegale di uccelli da richiamo

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Ultimo aggiornamento

martedì 02 novembre 2021

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Il Tribunale di Brescia ha condannato stamane un cacciatore di Pertica Bassa (BS) a sei mesi di reclusione perché responsabile della detenzione di 20 uccelli da richiamo dotati di anelli alterati, oltre a una cinquantina di anelli in buona parte alterati.

Tali anelli inamovibili, fissati alle zampe degli uccelli da richiamo, sono considerati sigilli dello Stato perché vengono utilizzati per certificare la provenienza degli animali da allevamenti autorizzati.

Ma per dotarsi di richiami più performanti, spesso i cacciatori catturano illegalmente gli uccelli in natura, ai quali inseriscono gli anelli rimossi da altri uccelli deceduti. In queste operazioni gli anelli vengono inevitabilmente manomessi per poter essere infilati nelle zampe degli animali adulti, dimostrando così l’inequivocabile provenienza illegittima degli animali.

L’operazione conclusa oggi, era stata avviata a seguito di una perquisizione operata dai Carabinieri Forestali nelle pertinenze del condannato e ha permesso di rimettere in libertà buona parte degli uccelli da questo illegalmente detenuti, mentre gli altri sono stati affidati a un centro specializzato per il loro recupero.

“I cacciatori affermano di condannare il bracconaggio, ma poi nei fatti molti cacciatori sono anche bracconieri - dichiara Massimo Vitturi, responsabile LAV Animali Selvatici – ne è l’ennesiomo esempio l’odierna condanna emessa dal Tribunale di Brescia nei confronti di una persona dotata di regolare licenza di caccia.”

Per noi di LAV non c’è molta differenza fra caccia e bracconaggio perché entrambe le attività causano la morte di milioni di animali selvatici ogni anno.

Chiediamo che il Ministro Cingolani dia finalmente attuazione al piano nazionale antibracconaggio, incrementando fra le altre cose, le pene previste in casi come quello che ha portato alla condanna del cacciatore bresciano.