A seguito della nostra denuncia della, nel novembre del 2019 un cacciatore-bracconiere bresciano veniva condannato a quattro mesi di arresto, nonché al risarcimento della parte civile e al pagamento delle spese processuali in quanto riconosciuto colpevole del reato di uccellaggione, perché una pattuglia dei Carabinieri forestali aveva rinvenuto a bordo della sua vettura alcuni scatoloni contenenti ben 320 uccelli tra tordi e cesene, appena sottratti ai nidi.
Ma il cacciatore-bracconiere ha deciso di ricorrere al secondo grado di giudizio e oggi, nell’udienza tenutasi presso la Corte d’Appello di Brescia, la condanna di primo grado è stata integralmente confermata e integrata da un’ulteriore condanna al pagamento delle spese legali sostenute da noi di LAV assistiti dall’avvocato Vittorio Arena del foro di Brescia.
“Siamo felicissimi per la conferma di questo importante risultato giudiziario che evidenzia ancora una volta gli stretti legami che spesso intercorrono tra il mondo della caccia e quello del bracconaggio – dichiara Massimo Vitturi, responsabile Area Animali Selvatici della LAV – e dimostra che solo l’abolizione definitiva della caccia consentirà di sconfiggere il bracconaggio.”
Provvederemo ad informare della condanna odierna le autorità competenti, in quanto ora il cacciatore non potrà più ottenere la licenza di caccia per i prossimi dieci anni.