L’alimentazione vegetale è sana, fornisce tutti i nutrienti necessari, permette di ridurre la propria carbon footprint, ma soprattutto permette di vivere senza far del male agli animali.
L’alimentazione vegetale è sana, fornisce tutti i nutrienti di cui si necessita, permette di ridurre la propria carbon footprint, influenzando il mercato perché muti nella direzione di una maggiore sostenibilità ambientale, ma soprattutto permette di vivere senza far del male agli animali.
Mangiare in modo vegetale, infatti, prevede la completa esclusione di ogni prodotto di derivazione animale dalla propria alimentazione, perché non vi è nessuna necessità di allevare, sfruttare e uccidere gli animali per vivere una vita appagante e salutare.
Le proteine sono il primo elemento che causa preoccupazione dell’alimentazione vegana, tuttavia ogni regime alimentare deve mediamente garantire 0,8 gr di proteine per ogni kg di peso corporeo, le proteine possono aumentare fino a 1,5-2gr per kilo corporeo nelle persone che praticano allenamento costate (Fondazione Veronesi).
Un’alimentazione 100% vegetale permette di assumere le proteine di cui si ha bisogno tramite, ad esempio, legumi, anche sottoforma di tofu o tempeh, seitan, ortaggi dal colore verde scuro, funghi, cereali (la pasta ha circa 13gr di proteine ogni 100gr) e frutta secca. Spesso non si pensa all’enorme varietà che i prodotti vegetali offrono, un esempio sono i legumi, che possono essere consumati nella loro forma originale (fagioli di ogni tipologia, lenticchie, piselli, ceci, ….) o come bevanda vegetale a base di soia o piselli, o ancora come yogurt.
In un’alimentazione vegetale non ci sono cibi con le medesime caratteristiche nutrizionali dei prodotti di derivazione animale e sarebbe anche poco sensato aspettarsi di poter fare delle equivalenze puntuali, questo perché mangiando vegano i nutrienti vengono assunti da una moltitudine di alimenti diversi, che insieme vanno a costituire un’alimentazione bilanciata.
Inoltre, un’alimentazione bilanciata, sia essa vegetale o no, non richiede generalmente l’assunzione di integratori, fa eccezione la vitamina B12, che è spesso difficile sia assunta in quantitativi sufficienti e per questo è consigliabile integrarla. Questa è una vitamina sintetizzata dai batteri nel suolo e anche le persone che seguono un’alimentazione onnivora la consumano sottoforma di integratore, semplicemente non ne sono a conoscenza.
Difatti, i mangimi degli animali negli allevamenti sono sovente addizionati con integratori di vitamina B12, che altrimenti, venendo loro impedito di brucare in libertà, non assumerebbero a sufficienza. Chi sceglie di alimentarsi senza sfruttare gli animali, non assumendola tramite i prodotti derivati da quest’ultimi e quindi già arricchiti a monte da un integratore, dovrà provvedere ad integrarla autonomamente. In commercio sono diverse le marche di integratori adatti ad un’alimentazione vegetale e sarà sufficiente confrontarsi con il proprio medico per scegliere quella più indicata per sé.
Un’altra remora che spesso frena le persone dall’adottare un’alimentazione vegetale è la credenza che mangiare vegano sia più inquinante, rispetto al consumare prodotti locali di origine animale.
Anche questo preconcetto, tuttavia, può essere presto smentito: l’IPCC ha infatti indicato l’alimentazione vegana come quella con il maggiore potenziale di mitigazione climatica, quindi quella che ha l’impatto ambientale minore e offre la più alta possibilità contrastare il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità.
La produzione di alimenti vegetali, anche quelli processati, richiede minori risorse rispetto ai prodotti animali, basti pensare al fatto che per i cibi di origine animale è necessario l’impiego di risorse sia per la produzione dei mangimi, che per gli animali stessi all’interno degli allevamenti. La ricerca commissionata da LAV a Demetra “Il costo nascosto della carne in Italia”, mostra chiaramente la differenza dell’impatto ambientale tra i vegetali e diversi tipi di carne, alcuni esempi sono:
Produzione di CO2 equivalente (i gas clima-alternati)
100gr. proteine di soia – 0,16kg VS 100gr. proteine di bovino - 12,62kg
Formazione di particolato calcolato in PM10 (inquinamento dell’aria)
100gr proteine di soia – 0,0004kg VS 100 gr. proteine di bovino – 0,038kg
Metri quadrati (occupazione di suolo)
100 gr. proteine di soia – 0,8m2 VS 100 gr. proteine di bovino – 12,5m2
Il caso della soia, inoltre, è spesso un argomento a sé stante: la soia viene spesso accusata di essere uno dei principali responsabili della deforestazione e causa di un impatto ambientale esagerato. Tra gli alimenti vegetali la soia presenta un consumo di acqua abbastanza alto, tuttavia 100 gr di proteine di soia richiedono quasi 4 volte meno acqua rispetto a quella necessaria per la produzione di 100gr. di proteine di bovino (Carissima Carne).
Già nel 2001, inoltre, la FAO ha evidenziava che oltre la metà dei cereali (il 77% in Europa e l’87% negli USA) e il 90% della soia coltivati nel mondo non sono destinati al consumo umano, ma a nutrire gli animali negli allevamenti. Nella foresta amazzonica l’88% dei terreni disboscati è utilizzato per i pascoli o per la produzione di mangimi e nel Costa Rica il 70% delle zone disboscate è destinato all’allevamento intensivo. Dunque, se la preoccupazione ambientale per la produzione di soia è sincera il modo migliore per ridurne il consumo resta comunque la scelta di un’alimentazione vegetale.
Infine, per quanto riguarda il consumo di formaggi e latticini, al giorno d’oggi ci sono moltissimi prodotti di origine vegetale che soddisfano il gusto di formaggio in un’alimentazione 100% plant based, anche nei supermercati delle grandi distribuzione. Anche se non si trovasse sufficientemente appagante il gusto dei sostituti vegetali, si ricordi però che la produzione casearia è tutt’altro che “pacifica”, come spesso viene fatto intendere dalla comunicazione dei produttori di latticini.
Le mucche allevate per la produzione del latte, infatti, sono obbligate a sopportare un ciclo di gravidanze continue, ciclo che ogni volta inizia con l’inseminazione artificiale della mucca, e di produzione di latte per soddisfare la domanda di prodotti lattiero-caseari. Una volta che una mucca partorisce, il suo cucciolo viene rapidamente separato da lei, entro poche ore. Questa separazione provoca un'immensa sofferenza sia alla madre che al piccolo, che formano legami forti e condividono l'istinto naturale di nutrirsi e proteggersi a vicenda. Le mucche sono infatti mammiferi e, proprio come noi, hanno un istintivo ed immediato legame emotivo con i propri cuccioli.
La separazione viene messa in atto per poter destinare il 100% del latte prodotto dalla mucca al consumo umano, lasciando la madre in uno stato di sofferenza emotiva e fisica. Nel frattempo, il vitello viene nutrito con sostituti del latte e latte di scarto. I cuccioli di sesso femminile rimarranno nell'azienda lattiero-casearia, cresciuti per sostituire le loro madri e continuare il ciclo, destinati a una vita di sofferenze perenni. I piccoli maschi vengono invece inseriti nel ciclo di produzione della carne, la loro vita sarà quindi, oltre che ugualmente dolorosa, anche molto più breve.
Le motivazioni per cui scegliere di alimentarsi in modo vegetale sono infinite, da quelle ambientali a quella sanitarie, ma comuni a tutte è la volontà di evitare che gli animali vengano sfruttati, costretti a condizioni di vita dolorose e uccisi, solo per il puro soddisfacimento del gusto. La soddisfazione che si può trarre un pasto non sarà mai superiore al valore di una vita.
Scegli l’alimentazione vegetale oggi, scopri cosa sta facendo LAV per supportare la transizione alimentare e il sito che ha creato apposta per sostenere vuole mangiare rispettando gli animali.