Non basta limitarsi a registrare le mutazioni dei virus. Bisogna agire.
L'influenza aviaria si sta diffondendo ed è stato trovato un nuovo sottotipo del virus, dopo che il Messico ha segnalato “il primo caso umano confermato in laboratorio a livello globale” di influenza aviaria da virus A/H5N2.
Il virus H5N2 è un sottotipo diverso dal più noto H5N1, responsabile dell'epidemia in corso tra i bovini da latte in 9 stati Usa, con 3 casi umani al momento collegati.
L'OMS ha precisato che nel mese di marzo è stato individuato un focolaio epidemiologico di influenza aviaria di tipo H5N2 in un allevamento di polli nello stato di Michoacan, al confine con lo stato del Messico.
Altri casi sono stati identificati anche a marzo a Texcoco e ad aprile a Temascalapa, entrambi comuni dello Stato del Messico.
Tuttavia, stando all' OMS, finora non è stato possibile stabilire se l'infezione umana rilevata sia correlata a questi casi nei polli, dato che al momento non risulta che l'uomo sia stato in contatto con animali infetti.
Appare in ogni caso evidente che dalle vicende sanitarie e sociali che la recente pandemia ha provocato, non abbiamo imparato nulla e, anzi, ci troviamo ancora una volta a guardare lo svilupparsi di focolai in tutto il modo, ai quali vengono dati gradi di pericolosità, senza che vengano messe in atto misure volte a prevenire davvero tali situazioni.
È
sempre più necessario ed impellente cambiare radicalmente il sistema alimentare
attuale, basato sullo sfruttamento costante ed estremo di animali, stipati in
strutture sovraffollate, vere e proprie bombe ad orologeria per le condizioni
igienico sanitarie inevitabilmente critiche e irrimediabilmente compromettenti
per animali, persone e ambiente.