L’epidemia di aviaria che sta interessando il nord Italia ha già causato l’uccisione di oltre 8 milioni di animali, un numero enorme destinato a salire, mentre il contagio si diffonde da allevamento ad allevamento.
Un massacro annunciato, ed evitabile: le condizioni di vita degli animali stipati nei capannoni costituiscono il terreno ideale per la diffusione delle malattie, facilitato anche dalla debolezza degli animali, selezionati geneticamente per il massimo profitto a scapito della loro stessa salute, ciascuno identico all’altro, con difese immunitarie bassissime e non adeguate a proteggerli dai patogeni.
Questa la realtà agghiacciante mostrata dalla nostra investigazione, che svela le condizioni all’interno di due allevamenti di galline ovaiole nelle province di Brescia e Mantova.
Da diversi anni la squadra investigativa della LAV realizza inchieste sotto copertura per denunciare le crudeltà inflitte agli animali
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Animali morti sono lasciati a contatto con i vivi, i parassiti sono una presenza costante, e le galline sono costrette ad una condizione perenne di stress e malessere, in un ambiente sporco e che gli nega qualunque possibilità di vivere secondo natura.
E oltre alla sofferenza degli animali, dentro quei capannoni si nasconde un’enorme minaccia sanitaria!
Il virus dell’aviaria, sottotipo ad alta patogenicità H5N1, che sta circolando da mesi ormai, è in grado di mutare e potrebbe fare il salto di specie, arrivando all’uomo, come già accaduto anni fa, con migliaia di contagiati e diverse centinaia di morti.
Un allarme che non possiamo ignorare: ancora alle prese con la pandemia da Sars-cov-19, un’altra emergenza ci ricorda che lo sfruttamento degli animali e dell’ambiente non risparmierà nemmeno noi.
Un modo per salvarci c’è: non torniamo come prima e restituiamo agli animali ciò che gli spetta, smettendo di sfruttarli negli allevamenti, di cacciarli, di distruggere l’ecosistema in cui vivono. Prima che sia troppo tardi.