Home | Notizie | Epidemia di Aviaria in allevamenti: dopo Verona, nuovo focolaio a Roma

Epidemia di Aviaria in allevamenti: dopo Verona, nuovo focolaio a Roma

Leggi l'articolo

Ultimo aggiornamento

lunedì 08 novembre 2021

Condividi

Dopo i focolai nel Nord Italia e nel resto d'Europa, è notizia di oggi che un nuovo focolaio di aviaria è stato scoperto nel Lazio.

Nei giorni scorsi già 125.000 tacchini erano stati abbattuti in provincia di Verona, mentre poche ora fa, le autorità sanitarie hanno accertato un focolaio di influenza aviaria in un allevamento avicolo di Ostia. Per questo è stata disposta dalla Regione Lazio l'istituzione di una zona di protezione con raggio di 3 chilometri dall'allevamento sede di focolaio di influenza e una zona di sorveglianza con un raggio di 10 chilometri. 

Le autorità locali parlano di misure di sicurezza potenziate nello smaltimento delle carcasse, nel comportamento degli operatori all’interno degli allevamenti, nella disinfezione dei mezzi: quello di cui non si vuole parlare è la necessità di un cambiamento totale dell’approccio che abbiamo nei confronti dello sfruttamento degli animali coinvolti nelle filiere alimentari di tutto il mondo. Densità altissime, debolezza immunitaria causata da una selezione genetica orientata unicamente al profitto e condizioni di non-vita all’interno di capannoni creano le condizioni perfette per il contagio tra animali e l’insorgenza di zoonosi.

Il virus H5N1 dell’influenza aviaria, definito come aggressivo e pericoloso, ha già fatto registrare contagi e morti di centinaia di persone, in diversi Paesi, nel corso degli ultimi decenni.

Le autorità sanitarie tengono monitorata la situazione dai loro osservatori e sottolineano che bisogna tenere alta la soglia di attenzione.

Ma quello che avremmo dovuto imparare dalla pandemia di sars-cov-2 ancora in corso è che non possiamo continuare a basare sullo sfruttamento degli animali e sulla distruzione dell’ambiente la nostra presenza su questo Pianeta. Ed invece ci ritroviamo ancora qui, in attesa della quarta ondata, a combattere con un altro virus molto pericoloso senza però mettere in discussione le cause che ne determinano la diffusione.

Il cambiamento climatico, la deforestazione, la distruzione degli ecosistemi, la perdita di biodiversità, sono tutti fenomeni catastrofici collegati all’utilizzo dissennato di risorse necessarie per sostenere un modello destinato ad auto-distruggersi.

Non c’è più tempo, dobbiamo cambiare il nostro sistema di produzione e di consumo alimentare, restituendo agli animali ciò che gli spetta, per salvare anche noi stessi.

Lorenza Bianchi
Responsabile LAV Area Animali negli Allevamenti