Sviluppato un modello animale per fingere lo strangolamento, senza uccisione, nelle vittime di violenza. Esperimenti assurdi e ingiustificabili.
È stato pubblicato a gennaio uno studio folle, realizzato nei laboratori australiani, eseguito su ratti esposti a strangolamento lento senza uccisione, con commozione cerebrale per investigare deficit motori e cognitivi ed effetti sul sistema infiammatorio a distanza di una settimana [1].
Un progetto, che non si può definire scientifico, che avrebbe la pretesa di studiare gli effetti di violenze sulle donne da parte dei partner, tramite lesioni cerebrali traumatiche sui ratti femmine adolescenti con strangolamento non fatale e test comportamentali e cognitivi per valutare gli impatti post-lesione.
È un’onta per chi fa ricerca leggere e commentare studi simili, scientificamente privi di basi concrete e attendibili (basta pensare ai sistemi neurologici e fisiologici differenti significativamente da quelli umani e la loro struttura cerebrale) del tutto ingiustificabili eticamente visti la violenza, l’abuso e il dolore inflitti dell’esperimento che assomiglia a una macchina di tortura medievale.
Oltretutto, purtroppo, quando sussiste un’enorme possibilità di accedere a dati di donne vittime di violenza, già ampiamente disponibili.
Il trattamento a cui sono stati sottoposti i ratti è stato così grave che, come riportato nel documento, alcuni hanno richiesto la rianimazione.
Inoltre, le violenze subite da parte di partner non sono solo una condizione fisica, ma rientrano in un quadro complesso e multifattoriale che coinvolge dimensioni socioeconomiche, psicologiche e culturali che non possono essere riprodotte negli animali.
Quando finiranno questi assurdi esperimenti che violentano, uccidono animali, sperperano soldi e lavoro per dati inutili?
Quando supereremo l’idea di usare un roditore come se fosse un piccolo uomo giocando a smontarlo come se fosse un semplice oggetto invece di dedicarci all’unico modello sicuro, attendibile: l’essere umano.
[1] https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S08891591
Credit Photo: sciencedirect.com