La sperimentazione animale si è dimostrata scientificamente fallace, inattendibile e pericolosa.
Sui siti di note fondazioni che raccolgono fondi per malattie dilaganti nel nostro secolo che affliggono sempre più persone e per le quali non si trovano cure nonostante i miliardi investiti per esperimenti su modelli animali, si leggono le ennesime accuse verso i metodi alternativi dando, invece, pieno supporto alla sperimentazione animale nonostante, questa, si sia dimostrata scientificamente fallace, inattendibile e pericolosa. Oltretutto le norme nazionali e internazionali vedono prioritari i metodi animal-free e un numero crescente di cittadini chiede un'Europa impegnata nella transizione verso una ricerca senza animali.
Abbiamo, quindi, chiesto alla dott.ssa Costanza Rovida, tossicologa e Scientific Officer al Center for Alternatives to Animal Testing Europeo (CAAT Europe), la sua opinione per avere un parere tecnico e super partes su quanto riportato sul sito e comunemente diffuso da chi ha interesse a difendere la sperimentazione animale.
Noi di LAV da quasi 50 anni combattiamo contro la vivisezione, per concrete motivazioni etiche e scientifiche, e chiediamo una scienza innovativa, utile e sicura per salvare centinaia di migliaia di vite animali e umane abbandonando la fallimentare ricerca dell'800 basata su cavie geneticamente, fisiologicamente e strutturalmente diverse dall'uomo.
Il sostegno alla scienza
è fondamentale per il progresso e da sempre crediamo nel supporto alla ricerca
del nostro Paese finanziandola e facendovi portavoce delle frontiere più
innovative.
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Certo, la complessità dell'organismo umano è difficile da simulare o riprodurre. Per questo si commette un grave errore se si pensa che un essere umano sia un ratto un po' più grande. Non bisogna neanche cadere nell'errore di dire che una cellula umana rappresenti l'intero organismo. Si può uscire da questo loop solo impostando la ricerca in maniera seria, concentrandosi su i reali processi biochimici che avvengono sull'uomo. Uno studio di questo tipo può solo essere fatto combinando in modo integrato esperimenti basati su materiale di origine umano con processi computazionali avanzati e analisi epidemiologiche.
Non ci sono due filoni principali, ma tanti approcci diversi. I metodi in vitro partono da cellule isolate, tessuti umani ricostituiti, organoidi, materiale ex vivo. Ci sono anche studi “in chimico” che valutano la reattività delle sostanze in maniera più assoluta. I metodi “in silico” si sono espansi notevolmente, aggiungendo tutte le potenzialità offerte dall'intelligenza artificiale ai già noti programmi di simulazione basati sulla struttura molecolare delle sostanze esterne, sia che siano inquinanti che provocano un effetto tossico o farmaci che devono curare una patologia. Infatti, non si parla più di “metodi alternativi”, ma di Nuovi Approcci Metodologici” (NAM).
I ricercatori non “sperano” e il futuro diventa presente se si lavora in una certa direzione.
I NAM rappresentano proprio un cambio di paradigma all'approccio tradizionale con animali. Infatti, il principio è quello di concentrarsi sul meccanismo d'azione nell'essere umano a partire dai primi processi biochimici che avvengono quando una sostanza entra nel nostro organismo o avviene una qualunque variazione che può provocare l'insorgenza di una patologia o di una reazione avversa. Il termine corretto è quello di studiare i cammini che portano a un effetto avverso (Adverse Outcome Pathways, AOPs). Molto diverso dal concetto di vedere in un animale gli effetti che sono sempre il risultato finale di un certo processo.
Il problema dei test sugli animali è che si considerano affidabili senza se e senza ma, a volte rallentando la ricerca. Un esempio? Nello studio dell'Alzehimer si sono fatti più progressi in 5 anni di utilizzo dei mini-cervelli (piccole sferette che simulano il cervello umano) rispetto ai 40 anni in cui si è cercato inutilmente di ricreare questa patologia tipicamente umana nei ratti con la conseguenza che ad oggi non abbiamo neanche un metodo valido per una diagnosi precoce.
(Esatto! Il funzionamento del nostro organismo è molto simile a quello di tutti i mammiferi e anche di tutti gli organismi viventi. In passato, la ricerca con gli animali è stata molto utile per comprendere tante cose. Ma ora siamo arrivati a un momento di stasi ed è giunto il momento di cambiare se si vuole davvero trovare qualcosa di innovativo per risolvere i tanti problemi che tuttora ci sono. Mi riferisco a certe forme tumorali, all'aumento dei casi di autismo tra i bambini, ai problemi di fertilità che tante coppie hanno, eccetera, eccetera. I metodi che vengono applicati per costruire i NAM non erano disponibili venti o dieci anni fa. Oggi ci sono e bisogna sfruttarli se si vuole fare una ricerca moderna).
(Anche in ambito regolatorio le cose stanno cambiando.Negli Stati Uniti la Food and Drug Administration, FDA, ha già eliminato l'obbligo di testare i nuovi farmaci sugli animali).
Quali esperti? A livello internazionale, purtroppo un po' meno in Italia, è sempre più diffusa la critica al modello animale. E' difficile ricreare in laboratorio la complessità di un organismo intero con tutte le sue interazioni, ma è pericoloso credere che quello che misuro in un animale sia rappresentativo di quello che accade in un essere umano.
Esistono metodi già approvati?
Il sito IZSLER fa riferimento ai metodi alternativi validati con procedura tradizionale, cioè utilizzando i risultati dei test sugli animali come riferimento. Questo va bene per misurare effetti locali, ma non funziona per effetti sistemici che sono rappresentati dai NAM, per cui si sta studiando un modo diverso per approvare l'uso di queste metodiche in ambito regolatorio. OECD ha creato un gruppo di lavoro per l'accettazione delle AOP, i pathway che sono alla base delle strategie di testing con metodi in vitro. Questa attività può essere monitorata sul sito AOP wiki, in cui al momento ci sono quasi 500 pathways, di cui 35 già approvati.
I programmi dei congressi internazionali smentiscono questa affermazione. Al congresso della società europea di tossicologia dell'anno scorso (Eurotox 2023) si possono vedere 9 contributi caratterizzati dalla parola chiave “in vivo” e 93 con la parola chiave “in vitro”: esattamente un rapporto di uno a dieci! Solo 10 anni fa questo rapporto era invertito, indicando chiaramente quale è la direzione che hanno preso i ricercatori internazionali al passo con i tempi.
(A questo proposito, vorrei rimandare alle nostre pubblicazionidel 2016 in cui dimostriamo la scarsa riproducibilità dei test in vivo ripetuti più e più volte! “ Global analysis of publicly available safety data for 9,801 substances registered under REACH from 2008-2014. ALTEX 33(2), 95-109”, “Analysis of public oral toxicity data from REACH registrations 2008-2014.ALTEX 33(2), 111-122” “Analysis of Draize eye irritation testing and its prediction by mining publicly available 2008-2014 REACH data. ALTEX 33(2), 123-134” “Analysis of publically available skin sensitization data from REACH registrations 2008-2014. ALTEX 33(2), 135-148”).
In effetti è qualcosa di più, perché è proibito ripetere un test in vivo se è già disponibile. Chi l'ha eseguito è costretto per legge a condividere i risultati.
Questo è interessante: se il 20% è sostituibile, perché non si fa? E' una ammissione che il 20% dei test sugli animali è evitabile? Questo sarebbe perseguibile per legge!
Mi piacerebbe sapere da dove viene questo dato. Il fatto che i test sugli animali siano accettati per legge, non significa che siano anche affidabili. Esistono dati certi sull'uomo solo per irritazione occhi e pelle e per la sensibilizzazione cutanea. Infatti questi sono gli endpoint per cui esistono strategie di test in vitro che si è dimostrato essere più rilevanti per l'uomo rispetto ai test in vivo. Per endpoint più complessi come la tossicità a dose ripetute, tossicità per la riproduzione e lo sviluppo, cancerogenicità non si può affermare niente! Anzi, a dire il vero, ci sono molte indicazioni che i test sugli animali sono fuorvianti, basti pensare che il 92% dei farmaci che superano la fase pre-clinica di test in vivo, poi falliscono miseramente quando somministrati sull'uomo. Un altro dato certo è che la correlazione dei test di cancerogenicità tra ratti e topi è del 60% (se fosse il 50%, sarebbe come decidere lanciando in aria una monetina). Come possiamo pensare che la correlazione tra ratto-uomo o topo-uomo sia migliore?
In realtà, se si legge la linea guida OECD 497 per la sensibilizzazione cutanea dice esattamente il contrario: la strategia in vitro fornisce risultati migliori riguardo alla risposta sull'uomo. In effetti è vero che un test in vitro non costituisce un modello complesso come un essere vivente e quindi è necessario costruire strategie di test integrate che combinano i risultati da diversi esperimenti. E' complicato e chiaramente c'è un certo margine di errore, che è valutato con attenzione. E' pericolosissimo testare sugli animali e prendere i risultati così come sono come validi anche per l'uomo. L'errore che si commette è di gran lunga maggiore.
Si è già detto che la procedura di validazione così come è stata concepita trent'anni fa non è applicabile ai NAMs. I vari enti regolatori, ECVAM per la UE, ICCVAM negli stati uniti e OECD a livello internazionale, stanno lavorando tutti insieme per costruire un processo per l'accettazione dei nuovi metodi basati sui meccanismi della biologia umana che i nuovi metodi sono in grado di riprodurre oltre a un sistema per trasportare in modo quantitativo i risultati.
Attenzione che esiste una differenza tra culture 3D, tipiche dei minicervelli, e gli organoidi che sono riproduzioni più complesse dell'organo umano. Riguardo all'esempio riportato nel testo, bisogna dire che esistono altri modelli che simulano la barriera ematoencefalica, proprio per capire data una certa esposizione, quanta sostanza possa arrivare alle cellule del cervello. Chiaramente bisogna considerare tutto: assorbimento, metabolismo, distribuzione nell'organismo ed escrezione. E' una fase importante nelle strategie di testing in vitro. Tra parenetsi, ricordo che esiste una differenza enorme tra la barriera ematoencefalica dei roditori e quella dell'uomo.
Qui c'è un po' di confusione: esistono cellule prelevate da tumori che vanno a costituire linee cellulari, cellule o tessuti prelevati direttamente dalle persone e che derivano per esempio da plasma o da biopsie e infine cellule umane adulte che sono state riprogrammate per diventare cellule staminali, in grado poi di generare tutti i tessuti dell'organismo umano. Queste sono le più usate per i sistemi 3D e gli organoidi.
Ricordo che i dati a disposizioni oggi sono tantissimi (si è già citato più volte ad esempio il database ECHA). Insieme alla potenza raggiunta dai computer e all'approccio dell'intelligenza artificiale, sono disponibili oggi mezzi che erano impensabili anche solo fino 10 o addirittura 5 anni fa!
Non è proprio una nuova strategia: si fa da tantissimi anni. Come si diceva prima, quello che è cambiato oggi sono le nuove tecnologie a disposizione.
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Cogliamo l'occasione per ricordare che devolvere il 5x1000 è una scelta importante, e la scelta del destinatario può fare fa la differenza nel cambiamento che vogliamo vedere.