L’animale rischia di morire per una formalità burocratica. Abbiamo inviato una diffida alla ASL di Novara per fermare ogni tentativo di uccisione.
Tina, un incrocio tra un cinghiale e un maiale, abbandonata dai genitori rischiava di morire di fame. Per sua fortuna è stata adottata, curata e alimentata con il biberon da una persona che vive in provincia di Novara, ora è cresciuta e gode di ottima salute. Ma l’ASL di Novara ha deciso che questa storia non deve avere un lieto fine e ha quindi intimato l’uccisione dell’animale per un cavillo burocratico legato al contenimento della diffusione della Peste Suina Africana.
La LAV è stata contattata dal detentore di Tina e, come fatto in decine di altri casi simili, si è subito messa al lavoro con il suo ufficio legale e i responsabili delle aree d’intervento coinvolti, nonostante fosse a conoscenza che anche altri soggetti erano stati attivati per scongiurare la condanna a morte dell’animale.
Il primo risultato dell’intervento della LAV è stato raggiunto già venerdì scorso quando l’ASL di Novara, che sarebbe dovuta intervenire per verificare l’esecuzione dell’ordine di abbattimento di Tina, non si è fatta vedere.
Siamo felici di questo primo risultato, ottenuto dopo che giovedì scorso abbiamo inviato una diffida urgente all’ASL di Novara, con la quale chiedevamo la cancellazione di ogni ipotesi di uccisione di Tina nel rispetto delle disposizioni statali.
Con una nota di maggio 2022, infatti, lo stesso Ministero della Salute aveva fornito le indicazioni per registrare la legale detenzione di suidi detenuti non in allevamento o a scopo commerciale, come animali familiari. Ma senza attendere che il suo detentore si potesse mettere in regola, l’ASL di Novara aveva deciso che Tina doveva essere uccisa solo per non avere adempiuto a una formalità burocratica.
Il detentore di Tina si è già adeguato alle indicazioni fornite dall’ASL di Novara per scongiurare il rischio di diffondere la Peste Suina Africana, ci aspettiamo che l’ingiunzione di abbattimento venga perciò immediatamente revocata. In caso contrario gli esecutori e i mandanti della sua uccisione, potrebbero addirittura andare incontro al reato di uccisione non necessitata di animale ai sensi dell’articolo 544 bis del Codice Penale.
La comparsa della Peste Suina Africana, introdotta dall’uomo nel nostro Paese, unita all’approvazione dell’emendamento “caccia selvaggia” che consente la caccia anche in città, ha creato un clima di caccia alle streghe nei confronti dei cinghiali e di qualsiasi animale gli somigli, oramai utilizzati come capro espiatorio in qualsiasi vicenda riguardi gli animali selvatici.
Anche l’ASL di Novara sembra non essersi sottratta a questo clima, imponendo l’uccisione di un animale sano e detenuto in ambiente domestico, quando è risaputo che sono i cacciatori ad essere il primo veicolo del virus della Peste Suina Africana.
Ora ci aspettiamo che, in attesa che sia adempiuta la formalità burocratica della registrazione di Tina nel data base del Ministero della Salute, l’ASL di Novara ritiri ogni ipotesi di uccisione dell’animale.