Con l’ultimo parere espresso qualche giorno fa dalla XIV Commissione politiche europee della Camera dei Deputati si è esaurita la quart’ultima tappa della lunga e tortuosa strada per il varo del nuovo Decreto Legislativo sulla vivisezione.
L’Atto del Governo n.50, lo Schema di Decreto Legislativo, è quindi ora formalmente tornato sul Tavolo tecnico interministeriale che, visti i pareri parlamentari (del Senato con protagonisti attivamente negativi Elena Cattaneo e le relatrici Emilia Grazia De Biasi ed Elena Fattori, mentre alla Camera segnaliamo negativamente i relatori Maria Amato e Paolo Alli e il parere della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome può o meno - non si tratta infatti, nel bene e nel male, di atti vincolanti – rimettere mano al testo e fornirlo alla volontà politica del Ministro della Salute.
Con il cambio di Governo, sapremo infatti solo fra qualche giorno se il risultato sarà consegnato alla confermata Beatrice Lorenzin o ad un nuovo Ministro che, entro il 4 marzo data di scadenza della delega, dovrà portare l’atto in Consiglio dei Ministri per l’approvazione e, quindi, per la successiva pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale con l’entrata effettiva in vigore della nuova legge dopo quindici giorni.
Ma cosa è successo di rilevante nelle tre precedenti settimane trascorse?
Innanzitutto la diffusione della falsa notizia che l’Italia è l’unico Paese a non aver ancora recepito la direttiva europea. Basta andare sul sito di Bruxelles e si scopre che assieme all’Italia mancano ancora ad oggi non solo Paesi come Malta e Romania ma altri tre importanti per numero di animali utilizzati nella sperimentazione come Grecia, Polonia e Olanda.
E poi è stato falsamente scritto che l’Italia è in procedura d’infrazione per il mancato recepimento della direttiva europea 2010/63 e questo “perché gli animalisti hanno fatto perdere tempo”. La Decisione 2013_0042 è stata trasmessa dal Ministro per gli Affari Europei al Parlamento ed è una dovuta, semplice “messa in mora”, il primo atto con il quale la Commissione di Bruxelles intima a uno Stato membro di adempiere con urgenza per evitare la procedura d’infrazione.
Prendendo atto che - solo per citare il tema caccia, a Regioni e tanti Governi è mai importato nulla di violare le direttive di protezione degli uccelli - davvero, sono stati gli animalisti a rallentare questo iter?
Facciamo due conti.
La direttiva europea, da noi contestata, è datata 22 settembre 2010 e viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale europea del 20 ottobre successivo. Prevede all’articolo 61 il recepimento in ogni Stato entro il 10 novembre 2012 e l’entrata effettiva in vigore dall’1.1.2013.
Quindi il Ministero italiano della Salute ha avuto tempo almeno dal 20 ottobre 2010 per “far entrare” tale Direttiva in una Legge-delega, assieme al Ministero degli Affari Europei. Questo viene fatto per la prima volta nel Disegno di Legge “Comunitaria 2011” che il Governo Berlusconi presenta il 19 settembre 2011 e viene fatto proprio dal subentrato Governo Monti appena due mesi dopo nel novembre 2011, senza portarlo mai a termine in Senato con il Ministro Moavero, poi confermato con il Governo Letta, e presentatore del nuovo Disegno di Legge il 2 maggio 2013 che poi diventerà la Legge 6 agosto 2013 n.96 con il famoso articolo 13
Pubblicata in Gazzetta Ufficiale il successivo 20 agosto, vede presentare dallo stesso Governo, primo firmatario il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, lo Schema di Decreto Legislativo solamente il 3 dicembre (ben tre mesi e mezzo, peraltro su un testo noto e ufficiale da tre anni!) con il cambiamento delle carte in tavola .
Le responsabilità quindi sono dei Ministri della Salute Renato Balduzzi e Beatrice Lorenzin, assieme al Ministro per gli Affari Europei Enzo Moavero Milanesi, con il precedente Parlamento che al Senato si è volutamente bloccato per oltre un anno. Altro che colpa “degli animalisti”.
Altro fatto rilevante, per far comprendere come la lobby vivisettoria abbia perseguito tutte le strade possibili per far accartocciare una Legge dello Stato - bell’esercizio di democrazia - è stato il pronunciamento del Comitato Nazionale di Bioetica, ricordiamolo, organo della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Riunitosi su richiesta della senatrice a vita Elena Cattaneo (che strano….) ha emanato un parere non vincolante anch’esso, ma che rappresenta comunque un intervento a “orologeria” e a “gamba tesa” su un provvedimento parlamentare di mesi fa e che ha visto un solo membro, la professoressa Luisella Battaglia, votare contro.
Eppure il Comitato già da anni, nel 1997 per la precisione, aveva emanato un documento a favore della vivisezione…
E poi come dimenticare la domanda teleguidata dai pagatori pro-vivisezione del “sondaggio” Ipsos (alla quale mancava solo, nella descrizione da libro delle favole che hanno reso agli intervistati, “come lei sa Gesù è morto di freddo”…) mentre i risultati della nuova indagine Eurispes danno l’81% degli italia contrari a questa pratica.
Con il varo del Governo Renzi, quindi, riprenderanno le iniziative per far rispettare i vincoli previsti dall’articolo 13 della Legge di delegazione europea 2013 (fra gli altri, il divieto di allevamento di cani, gatti e primati non umani, l’obbligo anestesia o analgesia, i divieti di test per fini bellici, xenotrapianti, alcool, droghe, tabacco, il sostegno concreto allo sviluppo dei e all’utilizzo dei metodi sostitutivi di ricerca).
La nostra battaglia ha colpito nel segno.
Ora ci sono le ultime tre tappe: Tavolo Interministeriale; Ministro della Salute e Consiglio dei Ministri; firma per la promulgazione del Decreto Legislativo da parte del Presidente della Repubblica. Noi non molliamo!
Gianluca Felicetti, presidente LAV