Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Grosseto ha ritenuto infondate le ragioni dei cacciatori che avevano denunciato per diffamazione aggravata a mezzo stampa Giacomo Bottinelli della LAV ed ha archiviato definitivamente il procedimento "de plano", senza ammettere i cacciatori stessi neanche all’udienza di opposizione.
Bottinelli il 30 dicembre 2013, nel contesto delle stragi di lupi in provincia di Grosseto, aveva affermato: “Ogni anno nella sola Maremma si distribuiscono novemila licenze di caccia senza accurati controlli psicologici. Per non parlare dei quasi novantamila cacciatori in Toscana. Stiamo dando armi letali in mano a evidenti squilibrati senza preoccuparci delle conseguenze. Mi chiedo a questo punto se non ci siano rischi anche per le persone. Anzi, a dire il vero ce ne sono già, dato che non di rado le armi da caccia sono quelle con cui si commettono anche omicidi, specialmente a carattere intrafamiliare, per non parlare dei cosiddetti incidenti di caccia”.
Molto chiara nel merito la sentenza del Gip di Grosseto: “Le frasi reputate lesive, proprio perché generalizzate e finalizzate a porre l’attenzione su di una problematica reale (ovvero l’uso indiscriminato di armi, l’affidare il possesso delle stesse a persone non idonee sotto il profilo psicologico, la necessità di rigorosi controlli, stante la potenzialità lesiva dello strumento, al momento del rilascio delle autorizzazioni amministrative) costituiscono espressione del diritto di critica”.
"Il giudice ha riconosciuto la realtà del problema che stavo sollevando – dichiara Giacomo Bottinelli – e purtroppo molto spesso leggiamo episodi di cronaca drammatici in relazione alle armi da caccia. Proprio la caccia, che produce innumerevoli vittime animali per un discutibile divertimento umano, è in relazione non di rado anche alla morte o al ferimento di esseri umani, come è capitato anche a Grosseto nel corso dell’ultima stagione venatoria. Da decenni la LAV e altre associazioni si battono per l’abolizione della caccia, mettendo in evidenza la scia di sangue, animale ma anche umano, causata da questa pratica e i conseguenti danni per l’ambiente violato: un diritto di critica esercitato nel rispetto della verità sostanziale dei fatti, una libertà tra le più importanti da difendere”.