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Caccia: la stagione inizia ufficialmente, nonostante i rischi sanitari connessi

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Ultimo aggiornamento

giovedì 17 settembre 2020

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Domenica apre ufficialmente la stagione venatoria: ignorando i rischi sanitari derivanti dalla caccia e dalle prassi venatorie (uccisione, eviscerazione, dissanguamento di animali, le doppiette ricominceranno a uccidere milioni di animali, e continueranno fino al 31 gennaio prossimo, mentre in alcune regioni proseguirà fino al 10 febbraio.

"Il problema non è tanto mangiare gli animali selvatici quanto cacciarli, catturarli, ucciderli, tagliarli a pezzi" lo ha affermato ai microfoni di Presa diretta nella puntata del 14 settembre, non un attivista anti caccia, ma Peter Daszak, scienziato americano, Presidente della EcoHealth Alliance che da 15 anni collabora con il laboratorio di Wuhan per le principali ricerche sui coronavirus.

Lo stesso che a luglio scorso ha rilasciato un?intervista al The Guardian, nella quale afferma che ogni pandemia prende il via da un'attività umana all'apparenza non pericolosa in sé, ma la caccia riguarda uccelli e mammiferi, animali tra i quali è stimato si annidino 1,7 milioni di virus diversi, dei quali meno dello 0,1% è conosciuto.

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Ogni anno questi virus si diffondono tra milioni di persone che in gran parte non riportano sintomi evidenti, ma è chiaro che con un numero così alto di virus in circolazione ne possano essere compresi anche alcuni molto più pericolosi. "Se prima che gli esseri umani scoprissero l'agricoltura - continua Daszak - il virus che infettava un cacciatore poteva diffondersi al massimo all'interno della sua famiglia o del suo gruppo di cacciatori, oggigiorno i rischi sono enormemente accresciuti a causa del nostro stile di vita, dei nostri spostamenti e dell'estrema diffusione dell'uomo in qualsiasi angolo del Pianeta, unita anche alle pesanti ripercussioni delle nostre attività sugli habitat".

Dal punto di vista della diffusione di preoccupanti patologie, la caccia si conferma quindi come un'attività a elevato rischio anche in occidente, un motivo in più per vietarla definitivamente, anche perché si tratta di un sanguinario passatempo per una risicata minoranza di cittadini italiani. Per questo rinnoviamo l'appello ai Ministri della Salute e dell'Ambiente, chiedendo loro un intervento urgente per sospendere ogni uccisione di animali selvatici su tutto il territorio nazionale.