Sono già tre i corpi senza vita di animali rinvenuti nelle ultime due settimane nel Parco del Cilento: dopo un lupo ed un cinghiale, anche un cavallo ucciso a fucilate.
Secondo un articolo apparso oggi sul Corriere del Mezzogiorno, gli inquirenti starebbero valutando varie ipotesi, che vanno dal messaggio in codice contro il “sovraffollamento delle specie”, al regolamento di conti tra privati.
Qualunque siano i moventi, resta il dato, inequivocabile, di una drammatica serie di animali uccisi, massacrati, sfregiati: il macabro simbolismo zoomafioso.
Si colpiscono gli animali per colpire le persone. La funzione intimidatoria è uno dei ruoli che gli animali svolgono nel sistema e nella sottocultura criminale. L’uso di animali come arma o come “oggetti” per intimidire è molto diffuso, di difficile catalogazione e rappresenta un fenomeno che non si può prevenire facilmente.
Uno dei classici avvertimenti di mafia, infatti, è quello contro gli animali: spesso le prime vittime sono proprio loro, i “familiari” più deboli: i gatti e i cani. Se la lezione non basta, allora si alza il tiro. Sono centinaia i casi denunciati ogni anno. Cani e gatti innanzitutto, ma anche cavalli, maiali, agnelli, pecore, bovini.
La furia criminale in questo non è specista: nessuna specie è esclusa. Parallelamente vi sono le vittime della violenza domestica: spesso gli atti intimidatori e la violenza a danno delle vittime umane è preceduta da violenza minacciata o agita a danno dei compagni non umani.
Ciro Troiano
Criminologo, Responsabile LAV Osservatorio Nazionale Zoomafia