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Emilia-Romagna: alluvione colpisce gli allevamenti, danni incalcolabili per gli animali

Animali, ambiente e persone, il rischio è sempre elevatissimo.

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Ultimo aggiornamento

martedì 24 settembre 2024

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#stopsofferenzaallevamenti

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Urgente cambiare modello alimentare

Le straordinarie alluvioni in Emilia Romagna sono diventate purtroppo un appuntamento fisso, e in queste situazioni viene data oramai per scontata la devastazione e la morte dei tantissimi animali negli allevamenti delle zone colpite.

L'Emilia-Romagna, insieme a Lombardia, Veneto e Piemonte è tra le regioni con il maggior numero di animali allevati e strutture intensive, ed è anche la regione che, dal punto di vista geologico, è sita nella piana alluvionale d'Italia e dove il “consumo del territorio” con impianti industriali e altra cementificazione è stato massiccio. Nonostante questi due fattori, non certo di poco conto, sia dal punto di vista di tutela degli animali, che dal punto di vista di impatto ambientale e sanitario, non sono previste procedure in casi emergenziali di evacuazione o di messa in sicurezza degli animali e degli allevamenti, né tantomeno sono presenti divieti di costruzioni di nuovi allevamenti in zone tanto delicate.

In queste zone, come abbiamo mostrato si continua addirittura a costruire, perché i progetti a nuovi allevamenti industriali vengono spesso approvati, come nel caso del maxi allevamento di polli Fileni a Maiolo (RN) o nel caso del nuovo allevamento di tacchini in progetto a Fabbrico (RE).

Simili allevamenti industriali hanno un numero elevatissimo di animali al loro interno, in alte densità e in condizioni di salute igienico sanitarie precarie. In queste situazioni, la maggior parte degli animali negli allevamenti delle zone colpite non ha scampo dall'inondazione e molti animali muoiono annegati nelle proprie gabbie di stabulazione, o per ferite riportate dai traumi dell'impatto con l'acqua. L'impossibilità di una via di fuga negli allevamenti aggrava ancora di più la situazione.

NON ESISTE PIANO DI EVACUAZIONE

Nonostante ognuno di questi allevamenti abbia moltissimi animali e il comparto zootecnico vanti spesso strutture innovative (da capire in che termini, considerati gli impatti su animali e su ambiente), non è previsto alcun piano di evacuazione per queste strutture: in caso di alluvione o incendio gli animali muoiono e gli allevatori vengono rimborsati al fine di poter continuare ad alimentare un comparto chiaramente insostenibile.

Ed è così che se non morti nell'immediatezza, molti animali muoiono perché irraggiungibili dai mezzi di trasporto o perché le operazioni di salvataggio sono di fatto impraticabili.

In queste situazioni, che non si possono certo definire più eccezionali, non sono previsti neanche piani di contenimento dei reflui, con conseguenti incalcolabili danni ambientali e rischi sanitari.

In un periodo storico in cui la Peste Suina Africana ha raggiunto caratteri emergenziali in tutta Europa e le misure di contenimento del virus sono estreme, con uccisioni di milioni di suini sulla base della probabilità che questi possano aver contratto il virus e con uccisioni crudeli ed indiscriminate anche per suini da compagnia dei rifugi, come nel caso di Progetto Cuori Liberi ci si chiede come sia possibile ammettere una situazione come quella verificatasi, ancora una volta, nell'allevamento di suini dell'azienda Martini.

Ecco in foto gli 8 capannoni industriali sommersi dall'acqua, altrettanti vasconi di contenimento liquami, ormai andati dispersi e oltre 7000 suini colpiti dall'alluvione. Ricordiamo che proprio questi animali, a causa della PSA, sono sempre più confinati all'interno degli allevamenti per misure di biosicurezza. Che conseguenze può avere la dispersione di animali e reflui nelle zone circostanti? Che conseguenze avrà l'allagamento di queste strutture, anche in termini di biosicurezza e rischio PSA?

A rimetterci, finora, sono sempre stati gli animali, che se non muoiono vengono uccisi nei macelli o preventivamente in allevamento, mentre la contezza della portata catastrofica viene considerata limitatamente alla semplice perdita di indotto economico del comparto, con conseguenti ristori agli allevatori.

E' ora di cambiare il modello alimentare attuale, crudele e deleterio per animali, persone e ambiente. E ognuno può fare la differenza.

Ti aspettiamo per capire come migliorare subito le terribili condizioni degli animali negli allevamenti in occasione dell'Euro Tour per i diritti degli animali a Bologna il 25 settembre e a Torino il 26 e 27 settembre!

Chiediamo alla Commissione europea di mantenere le promesse fatte e di rivedere quindi la normativa a tutela degli animali!

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