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Combattimenti tra cani: un allarme mai cessato

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Ultimo aggiornamento

martedì 06 novembre 2018

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Sette persone sono state arrestate ieri dalla polizia di Stato nella Piana di Gioia Tauro con l'accusa di spaccio di sostanze stupefacenti (cocaina e cannabis).  L'indagine, condotta dalla Squadra mobile di Reggio Calabria e dal Commissariato di Taurianova, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi, secondo quanto riferito dalla stampa locale, avrebbe portato anche al sequestro di sette cani che venivano utilizzati per i combattimenti. Secondo quanto riportato dalla stampa, inoltre, sarebbe stato sequestrato anche un consistente quantitativo di anabolizzanti che sarebbero serviti a rafforzare la massa muscolare dei cani.

Uno degli uomini coinvolti dal provvedimento restrittivo per spaccio di sostanze stupefacenti, nel 2004 fu raggiunto da un provvedimento di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’“operazione FOX” della Divisione Distrettuale di Reggio Calabria, di cui ero consulente, che portò, per la prima volta in Italia, all’arresto di 14 persone accusate di associazione per delinquere finalizzata all’organizzazione di combattimenti tra cani.

Ancorché in attesa di maggiori elementi che confermino quanto riportato dalla stampa in merito al sequestro dei cani, e ferma restando la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva, vanno fatte due considerazioni. La prima è la conferma della connessione tra combattimenti tra cani e spaccio di sostanze stupefacenti, che individuammo anni fa e ampiamente attestata da altre inchieste. La seconda considerazione è che i combattimenti tra animali rientrano tra i reati seriali a danno di animali che contano un alto tasso di recidiva. Occorre, pertanto, l’adozione di una politica criminale che si orienti verso metodologie investigative tipicamente usate per contrastare la criminalità organizzata e di provvedimenti finalizzati alla prevenzione della recidività.

Ciro Troiano
Criminologo, Responsabile Osservatorio Nazionale Zoomafia LAV