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Condizione climatica sempre più critica: necessario intervenire subito

La zootecnia è uno dei maggiori responsabili del cambiamento negativo.

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venerdì 26 luglio 2024

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#clima #alimentazione
Area food

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La transizione alimentare è fondamentale e urgente

La temperatura media globale degli ultimi 12 mesi (luglio 2023 - giugno 2024) è la più alta mai registrata, con 0.75°C al di sopra della media per il periodo compreso tra 1991 e 2020 e 1.64°C al di sopra della media preindustriale: si tratta di 12 mesi consecutivi in cui la soglia di +1.5°C è stata raggiunta o superata (Climate Change Service di Copernicus).

La condizione climatica sta provocando danni sempre più gravi in tutto il pianeta, a persone e animali, e, nel contesto italiano, anche sull'economia del nostro Paese, aggravando problemi che gli agricoltori avvertono già da tempo. L'Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) - di cui siamo diventati parte quest'anno apportando già importanti contributi - stima, infatti, che nei prossimi decenni l'agricoltura dovrà affrontare sfide sempre più difficili. Previsioni confermate anche dal rapporto Climate change adaptation in the agriculture sector in Europe, dell'Agenzia europea dell'ambiente, che pronostica che i cambiamenti climatici potrebbero ridurre il valore dell'agricoltura europea del 16% entro il 2050.

Una situazione estremamente critica, in cui sono urgenti ed imprescindibili misure decise di mitigazione climatica: in primis una rapida ridefinizione di tutto il settore agroalimentare perché, da un lato lo si renda meno impattante e, dall'altro, sia più resiliente. Invece di promuovere e supportare l'apertura di nuovi allevamenti – una battaglia etico-ambientale che stiamo combattendo al fianco delle comunità locali –, le politiche agricole è necessario supportino la transizione a un sistema che veda al centro l'incentivo delle produzioni vegetali e, contemporaneamente, una progressiva ma veloce riduzione di quelle zootecniche.

È informazione ormai ben nota che la zootecnia, soprattutto quella intensiva, costituisca un sistema di sofferenza sistematizzata e estremizzata per gli animali e, al tempo stesso, sia uno dei principali responsabili dei danni climatico-ambientali che stiamo subendo.

A livello europeo il Green Deal dovrebbe garantire il raggiungimento del target di emissioni zero entro il 2050. Nonostante i progressi iniziali, però, il progetto è presto diventato oggetto di proteste e manifestazioni, legittimate peraltro dalle pressioni dei gruppi di interesse dell'industria della carne e dell'opposizione conservatrice, che dichiaratamente ostacolano le politiche di sostenibilità. Ne sono esempio lo “scetticismo climatico” della leadership politica italiana, la richiesta dell'allora presidente francese Macron di una "pausa" dei regolamenti ambientali dell'UE e, particolarmente grave, la revisione del regolamento sui piani strategici della Politica Agricola Comune (PAC).

LE SCELTE ALIMENTARI STANNO MUTANDO

Cenno positivo in un panorama politico poco rassicurante è la recente indagine svolta da YouGov per il Good Food Institute, la quale mostra che il 70% degli italiani ritiene che il consumo nazionale di carne sia troppo elevato e il 60% pianifica di mangiare meno carne o non mangiarne affatto nei prossimi due anni. Una conferma delle rilevazioni del CREA nel 2023, per cui oltre la metà degli italiani ha ridotto il consumo di carne per ragioni ambientali.

Lo stesso studio mette in luce anche che quasi il 70% concordano sul fatto che "latte" e "hamburger" siano termini appropriati per i prodotti a base vegetale, in pieno contrasto con la Legge 172/2023 del Ministro Lollobrigida e in concordanza a quanto LAV, tra i tanti, inclusa Unione Italiana Food, ha ribadito a più riprese circa le terminologie meat-sounding, che sono uno strumento in più nelle mani del consumatore, e non un motivo di mancata trasparenza come questo Governo vorrebbe far passare.

Continueremo a lavorare per spronare la nuova Commissione UE, e il governo italiano, a rimettere al centro dell'azione politica comunitaria un impegno concreto nella direzione della transizione alimentare, rivalutando il Green Deal e agendo efficacemente per il riconoscimento, e un'effettiva tutela, dei diritti degli animali sfruttati dall'attuale sistema alimentare, per il clima e per tutti i cittadini.